Le fresche acque di Viserba e dintorni

12 luglio 2007

Un centinaio di anni fa, quand’era località di villeggiatura molto di moda (specialmente fra i ricchi nobili ed industriali bolognesi che per primi l’hanno colonizzata) Viserba vantava l’appellativo di “Regina delle Acque”.
Lo testimonia anche una nota locandina pubblicitaria di Argo, pubblicata nel 1928, dove la Commissione Balneare scriveva: “Viserba ha quale dono forse unico concesso alle spiagge del mondo un’acqua purissima e fresca che scaturisce spontanea da migliaia di fontane che confortano ogni villa, anche la più modesta”.
Fonte di Viserba Potrebbe sembrare eccessivo, il numero a tre cifre riferito agli zampilli d’acqua presenti in zona. Non è così, anche perché probabilmente erano comprese pure le vicine Torre Pedrera, Viserbella e Rivabella, dalle medesime caratteristiche morfologiche.

Fu proprio questa abbondanza di acque sotterranee a spingere sullo sviluppo di tutta la zona litoranea a nord di Rimini, che, idrogeologicamente parlando, corrisponde con la linea di costa e quella distale, oggi quasi completamente sommersa, del conoide del Marecchia.
“Si sta perdendo un aspetto fondamentale di memoria del territorio”, è il grido di allarme che molti viserbesi lanciano da anni. Cosa sta succedendo? Innanzitutto, con l’impoverimento delle falde sotterranee, non c’è più la forza spontanea che produceva zampilli alti alcuni metri. Una grande responsabilità è anche dell’opera dell’uomo, che in nome dello sviluppo ha cancellato o lasciato al degrado le piccole e grandi testimonianze storiche.
Iniziamo una sorta di censimento dall’aspetto più privato: le piccole fontane che “confortavano ogni villa” sono quasi tutte scomparse, insieme alle ville stesse. Al loro posto, salvo pochissime eccezioni, condomini ed alberghi.
A Viserba c’erano poi due fontanelle pubbliche ai lati opposti di via Roma. Quella allo sbocco a mare esiste ancora. Lì dal 1930 (ai lati porta ancora i segni di due “fasci” poi tolti), nel 1997 venne restaurata dall’Amir, su proposta del Comitato Turistico e del Quartiere 5, ma ora, grazie alle attenzioni dei “soliti” vandali, è ancora in disuso.
Sparita del tutto, invece, la fontana all’altro capo di via Roma, a ridosso della ferrovia. Non so se la fotografata del sito Balnea.net è proprio della “fontana dei cocomeri”, meta di passeggiate in famiglia e dove i carrettieri facevano abbeverare i cavalli (qui chiedo conforto ai miei concittadini che eventualmente ne sappiano qualcosa in più...).
A Viserbella, nei pressi del passaggio a livello di via XXV Marzo, c’è ancora la sorgente della Pantera (secondo lo storico Delucca venivano definite “pantere”, nel Medioevo, “le strutture munite di specchi d’acqua o laghi destinati alla caccia delle anatre selvatiche mediante reti”). Di recente ristrutturazione ad opera del Comune, la fonte oggi è collegata con l’acquedotto. Per la cronaca: dei tre rubinetti uno è del tutto fuori funzione e un altro non si può chiudere, causando così un bel dispendio di acqua…).
Malvina alla Fonte Infine, la fonte più nota, quella dalle origini leggendarie che uniscono storia e devozione religiosa. La Sacramora segna il luogo dove nell’anno 957 si sarebbe miracolosamente arenata l’arca marmorea contenente il corpo di san Giuliano (oggi nella chiesa di San Giuliano, al Borgo). In passato c’era la fila di “signori” che arrivavano a piedi anche da Rimini. I ragazzini, oggi nonni, in cambio di un soldo, li aspettavano col bicchiere in mano. L’acqua, freschissima, usciva da un coppo e il luogo era molto caratteristico. Nelle fotografie della metà degli anni Cinquanta: una giovane miss e una bellezza locale (la signora Malvina, nonna del webmaster di questo sito). Oggi ci sono dei rubinetti, ma la sorgente è sempre quella delle origini. A passarci davanti, però, nessuno pensa ad un luogo tenuto in considerazione per la valenza che gli si deve. L’area è di proprietà privata e, come si legge nel sito del Comune, “Hera gestisce la manutenzione esterna della fontanella”.
Un concittadino affezionato al luogo, l’altro ieri, ha suggerito una bella idea: “Perché qualche azienda locale non sponsorizza il restauro? Sarebbe una bella pubblicità e tutti i viserbesi sarebbero grati...”
Come viserbese attenta alle testimonianze del passato sottoscrivo la proposta ed apro una virtuale raccolta di adesioni.


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