Storia degli stampatori di tele romagnole

Articoli pubblicati sul settimanale riminese Il Ponte – 9 dicembre 2007
Dal 1.800 “pezze” di vita contadina
Stampi di legno di pero, canapa coltivata nei campi e telai casalinghi.
Gli ingredienti principali sono la creatività e la fantasia di abili artigiani che tramandano il mestiere di generazione in generazione, ma servono anche strumenti che fanno parte dell’universo contadino legato all’essenzialità: stampi in legno di pero, colori ottenuti dalla ruggine, canapa coltivata nei campi e tessuta dai telai casalinghi. Parliamo di tele romagnole stampate a mano, che da secoli rappresentano una sorta di bandiera del nostro territorio, molto ammirate e apprezzate anche all’estero. “Quando devo fare un regalo istituzionale a ospiti di riguardo – ha detto il presidente della Provincia di Forlì-Cesena Massimo Bulbi alla festa per il decennale dell’Associazione Stampatori Tele Romagnole – scelgo sempre tele stampate a ruggine. Faccio sempre un figurone. Così un po’ di Romagna fa bella mostra di sé in molte case di personaggi importanti, sia italiani che stranieri.”
L’Associazione Stampatori, che ha celebrato il suo decimo compleanno in novembre durante la Fiera della Canapa di Gambettola, è stata promossa dalle Camere di Commercio e da Cna e Confartigianato delle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini con l’obiettivo di tutelare il patrimonio storico e culturale della stampa a mano su tela. Comprende dieci botteghe che continuano ad utilizzare i procedimenti tradizionali rifiutando i più facili e veloci metodi moderni. Di queste, tre sono nel nostro territorio: a Rimini la Stamperia Ruggine, a Riccione la Stamperia Lea Fantasie e a Bellaria la Stamperia Casadei. Con un marchio di qualità gli aderenti garantiscono che il loro prodotto è ottenuto nel rispetto della tradizione. “Il plagio ad uso industriale – dicono – l’imitazione e la volgarizzazione in infinite copie indistinte o addirittura la contraffazione vera e propria contrabbandata per originale portano danno a tutta la categoria. Chi immette sul mercato prodotti di infimo valore tradisce il cliente che crede di acquistare un prodotto della tradizione locale e mina la sopravvivenza delle botteghe artigiane.”
Anche se le origini di questo tipo di stampa possono risalire a tempi molto antichi, in Romagna i documenti ne segnalano la presenza dall’inizio del 1800. Inizialmente l’utilizzo era per le coperte da buoi, con l’immagine di Sant’Antonio, che i contadini portavano alle fiere. Poi, nel tentativo di imitare i ricchi tessuti ricamati delle case più nobili, si iniziò ad utilizzare tale tipo di decorazione per tovaglie, copriletti, asciugamani ed altri oggetti di uso familiare. Molti decori tradizionali sono legati alla vita contadina (come la caveja, il gallo, la spiga di grano, il toro). Altri, come la pigna, la rosa a quattro petali, i diversi tipi di frutta, sembrano prendere ispirazione dai bassorilievi presenti nel Tempio Malatestiano di Rimini. I motivi da stampare vengono intagliati da abili incisori su stampi di legno che sono poi bagnati nella mistura colorante ricavata da ricette tenute segrete. Per comporre il disegno sulla stoffa la si tampona con lo stampo, che viene battuto col manico di un pesante mazzuolo. La stoffa viene quindi immersa nel bagno di fissaggio. Una volta asciugata, è pronta per abbellire le nostre case.
La Bottega Pascucci di Gambettola, una sorta di piccolo museo, conserva ancora un monumentale mangano in legno datato 1826. I titolari di oggi, tre cugini, appartengono alla sesta generazione e custodiscono e tramandano con passione il mestiere degli avi. Come per tutti i mestieri artigianali, anche per gli stampatori il futuro è legato al ricambio generazionale: quanti ragazzi, oggi, vorrebbero impegnarsi in mestieri di questo tipo? Intanto si può divulgare tale arte anche fra i giovani. Così è stato fatto durante la festa di Gambettola, dove erano presenti ragazzi di terza media alle prese con la scelta del futuro scolastico-professionale. La conoscenza passa anche dal calendario dedicato al lavoro degli stampatori che verrà diffuso nelle scuole e negli uffici di informazione turistica delle province romagnole.

Le botteghe della provincia
Anche nella provincia di Rimini le tele stampate sono un elemento di identità del territorio.
A Bellaria, all’interno della piccola “Stamperia Casadei”, è attivo l’erede di un’antica e ramificata famiglia di stampatori. Partiti da Montescudo circa 200 anni fa, i Casadei Menghi colonizzarono la Romagna: qualcuno a Rimini, altri a Taverna di Montecolombo e a Gambettola. Di quest’ultimo ramo della famiglia, che negli anni Settanta si trasferì a Bellaria, Giuliano è il depositario. “La nostra piccola bottega – racconta – è sempre stata condotta a livello familiare. Inizialmente non volevo fare questo mestiere, ero congegnatore meccanico. Ma alla morte di mio padre capii che non potevo mandare disperso il prezioso patrimonio di stampi e di saperi che lasciava. Oggi mi aiuta solo mia moglie: i quattro figli fanno altro, nessuno si è appassionato. Spero nei nipoti, però. Così come ripongo molta fiducia nei ragazzi delle scuole: con la Cna per due anni ho seguito un progetto didattico con laboratori pratici e ho visto che i giovani sono affascinati dall’arte della stampa.” La bottega al centro di Bellaria, nell’Isola dei Platani, è una vetrina che attira residenti e turisti. “Sì, la clientela che apprezza i nostri prodotti è varia. Ci sono ancora signore che portano da stampare i torselli di tela tessuta a mano dalle nonne trovati in fondo ad armadi e bauli. E sempre vengono fuori dei piccoli capolavori, magari coi disegni esclusivi ereditati dai miei avi: figure di draghi, ornati floreali, i profili presi dalle medaglie Malatestiane.”

Dietro al marchio “Lea Fantasie”, a Riccione, c’è Valter Ciabochi, marchigiano dai mille interessi trasferitosi da tempo in Romagna, anima e timoniere della bottega insieme alla moglie Lea. Valter ha incontrato il mestiere per caso una quindicina d’anni fa, spinto da una profonda passione. Oltre che artigiano e artista è anche ricercatore: ha creato un magnifico colore verde marcio, ad esempio, un’esclusiva ottenuta con l’ossido di rame. Ma anche sugli stampi Valter la sa lunga: li disegna e li incide personalmente. Ne conserva anche di antichi, in parte ereditati dai Casadei Menghi di Montescudo. Detiene dei disegni in esclusiva di Tonino Guerra e ha fatto lavori per Alberta Ferretti e Armani. Come gli altri artigiani aderenti all’Associazione Stampatori, anche Ciabochi è inflessibile sui metodi. “Se non vogliamo che la nostra splendida tradizione si perda – dice – dobbiamo essere rigorosi nei vari passaggi che ci hanno insegnato i vecchi maestri.”

A due passi dall’Arco d’Augusto, a Rimini, c’è Sabrina Luzzi, creatrice e titolare della “Stamperia Ruggine”. I suoi colori? Ruggine, naturalmente, prima degli altri. Ma anche un po’ di verde e di blu e un originale rosso bordeaux. Decisa e grintosa, Sabrina ha raccolto la sfida di questa preziosa attività artigianale che a un certo punto della storia ha rischiato di scomparire insieme ai vecchi maestri artigiani. Si è avvicinata al mestiere una quindicina d’ani fa in seguito a un corso professionale finanziato dai Comuni della zona riminese. Dopo il tirocinio pratico presso un’antica stamperia, Sabrina ha aperto la sua attività in pieno centro storico acquistando anche diversi stampi e disegni che erano stati accantonati dalle vecchie botteghe in via di dismissione. Anche lei disegna e intaglia da sola gli stampi di legno di pero. I suoi teli da bagno, le tovaglie, le tende e le coperte sono in molte case di riminesi e di centinaia di turisti che, numerosi, ogni estate affollano la sua bottega.

La curiosità Il mangano è una macchina antichissima. Detta anche “ruota calcatoria”, discende direttamente dal timpano degli antichi greci. Primo motore della storia, rimase anche l’unico fino all’avvento delle macchine a vapore. Il monumentale mangano a ruota della Stamperia Marchi, a Santarcangelo, risale al 1633 ed è l’unico, per peso (quasi dieci tonnellate) e dimensioni, esistente ancora al mondo. Grazie all’interazione tra l’enorme ruota di legno e il masso di 55 quintali produce una forza impressionante usata per stirare le tele. La ruota viene messa in funzione dal peso di una persona che vi cammina all’interno. Questo procedimento rende perfettamente liscio e lustro il tessuto, facilitando la successiva stampa.

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