Qualcosa di più di una mimosa

(l’8 marzo visto da un prete)

Chi dice donna...

La cultura popolare, e spesso anche quella meno popolare, in genere procede per luoghi comuni. raramente qualcuno si impegna a verificare i fatti.

Partendo con la frase del titolo, tutti concludono, anche convinti... “dice danno”.
Il guaio è che questi “tutti” facilmente vengono supportati anche dai teologi. Infatti da chi mai è partito l’input per il peccato originale che ha provocato tanti danni alla storia? Proprio da Eva, la cosiddetta “Madre di ogni vivente”.

Il fatto, definiamolo indubitabile visto che è riportato dalla Parola di Dio, può far scaturire due tipi di considerazioni. La prima è quella ordinaria che porta a qualificare la donna come “danno”.
La seconda, accuratamente taciuta ma non meno vera, è che l’uomo maschio sin dall’inizio si è rivelato un “beccone”. Tale considerazione, pur non espressa, è da tutti conosciuta e, almeno nell’inconscio collettivo, genera un atteggiamento di difesa nei confronti delle donne. Difesa che si esprime sotto forma di disprezzo.

Così si moltiplicano all’infinito altri luoghi comuni.
Il più sottile e micidiale è quello che afferma che “Le donne ragionano con l’utero.” Non si calcola però la percentuale delle vittorie, cioè quante volte nelle quali l’utero batte abbondantemente la testa (che, in questo caso, è una testa di c****!)

Gioco facile, poi, è scendere sul piano fisico: volete mettere i muscoli e la resistenza al lavoro degli uomini e quella delle donne? Neanche provarci! Così, la conseguenza sembra logica. Nella famiglia il marito è il capo; la moglie, salvo rare eccezioni, è la sguattera. Adesso non più, ma fino a pochi decenni fa chi lavorava e portava a casa lo stipendio era l’uomo.

Anche questa è una sottile forma di potere che genera dipendenza strutturale. Poi si mette di mezzo anche la doppia morale. Se una donna va con un altro uomo è “una poco di buono”. Se un uomo va con un’altra donna è “uno che ci sa fare” (cioè, titolo di merito).

Con orgoglio oggi si proclama che “le donne possono fare tutto, anche i capi di Stato”. Verissimo. Però chiediamoci: le donne possono diventare sacerdoti? Per il momento sembra proprio di no, anche se la donna in questione si chiamasse Maria, concepita senza peccato originale e Madre del Salvatore. A loro, le chiudiamo in un monastero. Pregano, lavorano ed evitano di fare danni.

Non sono favorevole alla parità di ruoli, ma alla parità di importanza e soprattutto di dignità. Mi rendo conto che l’introduzione appena fatta è disastrosa e tendenzialmente esagerata. Conviene perciò riprendere il discorso con più pacatezza e con più oggettività.

L’Umanità è donna. E lo è pure la Chiesa

Posta una presenza di Dio (opinione che non tutti hanno), ne consegue che l’uomo, globalmente inteso, nel rapporto con questo Dio svolge un ruolo prevalentemente femminile. Da questo Dio è fecondato e a Lui è sottomesso, pur mantenendo la sua libertà. In Lui trova la sua completezza e il suo equilibrio.

Analogo discorso va fatto nel rapporto fra la Chiesa e Gesù Cristo. Nel simbolico collettivo così la donna ha la precedenza sull’uomo. La classica “volontà di potenza” fa di tutto per nascondere tale dato originale. Potremmo lanciare lo slogan – non lontano dal vero – che “noi tutti siamo donne”, senza alludere a possibili deviazioni sessuali.

L’uomo potrà essere un eroe, ma difficilmente riuscirà a battere la donna nella pazienza, nella tenacia e nella capacità di sacrificio. Tutte queste virtù, di fatto, hanno permesso all’umanità di sopravvivere nel tempo.

A dire il vero un contentino viene loro concesso quando si dice che “la mamma è l’angelo del focolare”.
Peccato sia un angelo con la ramazza, piuttosto che un angelo con la spada.

“Se è giusto che Dio comandi, lo è altrettanto che l’uomo comandi”. Così la società è maschilista per struttura.

L’intelligenza è un attributo maschile

Questo almeno afferma la pubblica opinione, che si basa su dati molto concreti.
Omero, Pindaro, Virgilio, Dante, Manzoni sembrano essere tutti maschi. Così succede per Socrate, Platone, Aristotele, Kant, Hegel e compagnia bella. Anche nell’arte figurativa le cose cambiano di molto. Raffaello, Michelangelo, Prassitele, Leonardo, Piero della Francesca, eccetera...
Dove sono mai le donne?
Nella mistica sembra esserci un maggiore equilibrio. Santa Teresa d’Avila lo dimostra e sta certamente alla pari con Giovanni della Croce.
Tale dato è inconfutabile.
C’è però da rispondere a questa domanda: ”Quante possibilità, storicamente parlando, hanno avuto le donne per affermarsi in questi campi?”
“Le donne – almeno da noi si diceva – devono fare la calzetta.”
Chi ha mai contato le calzette fatte delle donne? In questo godrebbero certamente di un primato!

Aboliamo la guerra. Attestiamoci sulla dialettica

Sarebbe stupido dichiarare una guerra tra uomini e donne.
Lo dico stupido perché il termine corretto è quello della complementarietà.
“E Dio fece l’uomo a Sua immagine. Ad immagine di Dio lo creò. Maschio e femmina lo creò.”
Cogliersi complementari implica riconoscere che l’uno ha bisogno dell’altro e non può essere sé stesso senza il partner.
E’ la necessità del passaggio da un’ottica individualistica e competitiva a un’ottica comunitaria.

La Festa della Donna dell’8 marzo ha senso positivo e fecondo se le donne non ripetono, copiando l’errore degli uomini “le donne sono migliori degli uomini”.
Sarebbe come se nell’acqua idrogeno (H2) ed ossigeno (O) litigassero fra loro per stabilire quale dei due elementi è più importante.
Dobbiamo onestamente riconoscere che la complementarietà alla quale occorre mirare non è spontanea e senza sacrifici.

Nella donna e nell’uomo spesso sono presenti due metodi diversi di ragionare. Il buon Pascal parlava di “ésprit de geometrie” (tipicamente maschile) e di “ésprit de finesse”.
Tali due “spiriti” non subito giungono alle stesse conclusioni.

Così la vita di coppia spesso e volentieri è un walzer.
Se si giunge alla sintesi, il risultato, in genere fecondo, sembra avere il sapore del miracolo!

Le due componenti vanno insieme valorizzate: se prevale l’uomo è un peccato (poco rilevato perché “così fan tutti”).

Se lo fa una donna è un’onta. Ed allora con disprezzo si dice “in quella casa comanda la Francia!”, premessa di sicuro disastro.

A dispetto dei recenti progressi, vedi Concilio Vaticano II, anche la Chiesa resta fondamentalmente maschilista. E le poche donne che riescono ad emergere e a farsi spazio non sempre sono le migliori. Così fanno una propaganda negativa: “cave canem!”

La donna è la terra, e se la eliminiamo e la maltrattiamo, non nascerà più nulla.
Tanto è vero che, e con questo chiudo con spirito positivo, si è soliti dire giustamente “dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna!”

Piergiorgio Terenzi, 8 marzo 2008

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