Un’amica a “La prova del cuoco”

di Franca Fabbri
dal libro “A Tavola. Il girotondo della vita” (Raffaelli Editore Rimini, 2007)

Lei col suo sorriso, le sue morbide fattezze, il biondo brillio tra i capelli è... la Romagna.
La “Romagna, solatìa, dolce paese..” E, come la nostra terra, dà buoni frutti: quelli sognanti e misteriosi che crea con la sua fantasia e quelli gustosi e saporiti che crea con le sue mani.
Il sei gennaio, alla trasmissione Rai Tv “La prova del cuoco”, ha elargito entrambi i frutti: una favola e gli strozzapreti. Lei è Maria Cristina Muccioli, alias Cristella di Sacrabionda. Vive a Rimini, insieme al marito e alle due figlie.
La favola, raccontata alla Tv mentre arricciolava tra le mani le strisce di pasta per fare gli strozzapreti, parlava di avventure che i protagonisti affrontano per inseguire sogni, senza accorgersi di averli in fondo già realizzati. Una lezione di umiltà che la narcisa conduttrice Antonella Clerici ha disatteso senza fare commenti, forse a causa del dover saltellare, in tempi ristretti, tra i vari cuochi e cuoche indaffarati a vincere la gara con le loro creazioni.
Gli strozzapreti Cristella è riuscita a farli con disinvoltura sotto l’occhio di cameramen, tecnici, suggeritori, critici, del pubblico presente in sala e di… cinque milioni di spettatori a casa.
Qui si è vista la forza della Romagna!
Erudita da mamma e suocera, sfoggiando una manualità da brava arzdora, ha impastato gli ingredienti: farina, acqua e un uovo ( il cui uso è motivo di discussione tra integralisti (niente uovo) e liberali (con l'uovo) su un tulìr che non era rigorosamente di legno. E con uno s-ciadur che non era della misura regolamentare (particolare, quest’ultimo, che alle rimostranze di Cristella ha provocato nel partner-cuoco, a microfoni spenti, una salace battuta liberatoria ), ha steso la sfoglia, stirandola e accomodandola alla perfezione, senza neanche un buco. Ancora una spruzzata di farina sulla pasta e, dopo aver trovato con difficoltà un coltello, via alla fase del taglio per ottenere larghe strisce. Poi, con delle piroette fra i palmi delle mani, ecco il miracolo degli strozzapreti! Peccato che non sia sorta in trasmissione la curiosità di sapere il perché di questo nome. Ha a che fare con la Romagna anticlericale, con i poveri che pativano la fame e che s’inventarono questo piatto dandogli un nome così rancoroso per vendicarsi dei preti, che invece potevano ingozzarsi di cibo a volontà. E quel nome è rimasto, nel tempo.
Il pubblico, i critici gastronomici e anche io a casa, eravamo incantati dai movimenti modulati del corpo di Cristella, dal giocoso movimento delle sue mani, dalla sorpresa dello schiocco finale.
Tutte queste stupefacenti fasi, accompagnate sempre dal suo sorriso, hanno strappato un meritato applauso.
Anche Cesare, il cuoco toscano spiritoso e chiacchierino, suo compagno nell’avventura gastronomica, ha contribuito al successo e al premio finale: stranamente bruciando il soffritto di cipolla, sedano, carota, perché tutto preso dalla confezione del “dolce della Befana”! Può capitare che anche uno chef bruci gli ingredienti e il passare con nonchalance ad altro, anziché critica negativa ha prodotto simpatia, unitamente all’originalità, s’intende, dello zuccheroso biondo crine da lui creato per la Befana, ottenuto coinvolgendo anche la conduttrice.
Pur tra queste avventurose chances, Cesare è riuscito comunque a preparare per gli strozzapreti di Cristella il condimento adatto, abbinando carciofi e calamaretti, e anche un raffinato contorno con insalata valeriana e schegge di formaggio di fossa ( prodotto romagnolo doc).

In tempi di globalizzazione, di relativismo, di donne oberate da eccessivi ruoli, di veleno per separazioni e divorzi, di cibo manipolato, precotto o già confezionato, una Maria Cristina Muccioli, di Rimini, Romagna, dalla Tv nazionale, ha dato una lezione di cucina che sa di dedizione materna, di valori antichi e oggi rari, riconciliando donne e uomini e famiglia, comprese le suocere.
Quasi quasi, provo anch’io a fare gli strozzapreti.
A proposito, con l’uovo o senza l’uovo?

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