Archivi categoria: Donne

Cristella c’è ancora

Tranquilli: da un po’ di tempo il blog è trascurato, ma Cristella è attiva al mille per mille.  Continua a leggere

Nicole, Nilde e quella che Santantanchè non è

Siamo donne o “mogli di”?

A me sembra molto umiliante, per la dignità delle donne, il fatto che alcune di noi si debbano far ri-conoscere attraverso il cognome del marito. E ancor di più la cosa mi fa incavolare se questo coniuge è, da tempo, un ex.  Continua a leggere

Un buon motore, ma anche una riserva enorme di carburante per tenerlo in moto…

Basta poco, a volte, per ripercorrere con la mente anni e anni della tua vita, con i suoi dolori e le gioie, le incertezze e le scelte…

Appena mezz’ora fa, grazie ad un incontro casuale sulla piazza di Facebook, una nuova “amica” mi ha portato per mano a rivivere un periodo molto particolare: all’incirca dodici anni fa.

Forse era destino: c’è qualche congiunzione astrale particolare? Con il pom-popom della risonanza dell’altro ieri che echeggia ancora e che attende il responso nel primo giorno di primavera, Cristella si tira su il morale, con un “elogio alla creatività” che le regalò il maestro Piggì.

Beh, per stasera, direi che la mia soddisfazione l’ho avuta. Più tardi vado col Re Consorte ad uno spettacolo presentato da Andrea Mingardi.

Magari domani ne scrivo la cronaca. Sono o non sono una che “anziché una canzone, tende a comporre una sinfonia”?

Ah, grazie, Laura!

Torre Pedrera, 15 novembre 2000. Intervento di don Piergiorgio Terenzi in occasione della presentazione pubblica del libro Trama e ordito organizzata dal Circolo Ricreativo Culturale “Torre Saracena”. (Piggì è stato il mentore e maestro di giornalismo di Cristella).

Elogio della creatività

Non userò i pochi minuti che ho a disposizione per tessere l’elogio di Cristina. Non perché non sappia farlo. Penso soltanto che altri lo faranno meglio di me.
Non posso neppure azzardare un “Elogio alla follia”. In questo infatti sono stato preceduto dal buon Erasmo da Rotterdam.
Mi limiterò così a tessere l’elogio alla creatività!
La creatività è più presente fra gli umani di quanto noi stessi, in genere, siamo disposti ad ammettere. Tale creatività è una dote, un dono. Se però non viene espressa e sviluppata, da dono che è diventa peso e intralcio.
E’ come un motore che si ingolfa. Anziché andare più forte, si ferma!
Nella mia passata funzione di direttore del settimanale Il Ponte mi ero proposto, parte sul serio, parte come gioco, di fare il talent scout, lo scopritore di doti, se non addirittura talenti.
Quando si è presentata da me la Cristina, pur vedendo che, in fondo, non aveva ancora le idee chiare, ho colto in lei non solo un buon motore, ma anche una riserva enorme di carburante per tenerlo in moto per diverso tempo. Così abbiamo incominciato… Lei a proporre e io, con funzione pseudo-critica, a fare domande e a porre problemi.
Da cosa nasce cosa. Camminando s’apre il cammino… Ed è pian piano venuta fuori la Cristina che tutti noi, oggi, conosciamo.
Una critica che si fa docile. Meglio, serva della creatività.
Tenendola a questo livello, sapevo che il prodotto che ne sarebbe uscito avrebbe avuto, almeno in parte, un tono nomade, quasi zingaresco. Il nomade, come Cristina, non ama meno le persone o le situazioni che vive. Le ama in maniera aperta, diciamo integrata.
Anziché una canzone, tende a comporre una sinfonia.
L’unità stilistica e di contenuto dei vari suoni è il compito e la strada che Cristina ha già incominciato e che la condurrà ancora. Sarebbe una lacuna non piccola se dimenticassimo o sottovalutassimo il ruolo critico-propositivo del marito, ed amico, Paolo.

Giornata della donna… che stira

Festa della donna tutti i giorni, per favore!

Buona giornata, amiche. Scommetto che se leggerete il mio tratterello di filosofia (non spaventatevi!), da ora in poi mi penserete con un sorriso. Almeno una volta a settimana.

La filo-stiro-sofia

 “Quando una donna dice di voler uscire di casa e andare a lavorare per esprimere se stessa… è rimasta disperatamente indietro con lo stiro.”

La battuta è dell’attore americano Oliver Reed. Perché arrabbiarsi, donne? Meglio rispondere a tono. Quindi, ecco il mio personale trattato di filosofia. Anzi, di… filo-stiro-sofia. Continua a leggere

Quando l’abbronzatura non era di moda. Il primo giorno di marzo in Romagna e fra le dune di Viserba.

Si sa: la pelle abbronzata un tempo identificava la persona costretta a lavorare all’aperto e alle intemperie. Guai!

Le signorine di città si riparavano dal sole con vezzosi cappellini e ombrelli di varie fogge, mentre le ragazze campagna si affidavano ad alcuni “scongiuri” che la tradizione fissava in una data ben precisa del calendario: il primo marzo.

Un appello al sole dispettoso: “cuocimi qui e non cuocermi il volto”.

Ecco due brani che spiegano questa curiosa usanza.

Usi e pregiudizi del primo giorno di marzo (da “Parché l’àn nòv u t’azuva, e’ prem dl’àn màgna l’uva”, Agenda storica 1999, a cura di Maurizio Matteini Palmerini. Pietroneno Capitani Editore Rimini).

“I contadini e le contadine per preservare la pelle dai danni del sole e del vento avevano escogitato un originale rituale. Nel primo giorno di marzo si denudavano il sedere “affinché dal morso della cottura estiva resti immune altrove che è, in passione, prerogativa gelosa della bellezza“.

Offrivano il deretano al sole mattutino esclamando al mondo:

“Sol d’merz cusum e cul e no cusr etar” (Sole di marzo, cuocimi il culo e non cuocermi altro).

Gli uomini salivano fin sul tetto della casa. Le donne invece mostravano la carne delle natiche, più pudicamente, da una finestra.

IL PRIMO MARZO

(da ‘Un cassetto in fondo al cuore ‘ di Tecla Botteghi, testo raccolto da Emanuela Botteghi, associazione Ippocampo Viserba)

Pirinela sora i cop, e fa veida e cul ma tot.

Il primo marzo attendeva da tutti una cerimonia importante dedicata all’inizio del bel tempo. Per scongiurare pericolose scottature,carnagione troppo scura,dannose insolazioni,si doveva mostrare ‘e cul ma merz‘. Continua a leggere