foto di Maria Cristina Muccioli

Giornalista pubblicista riminese, collabora con alcune testate locali, fra cui Il Resto del Carlino, Il Ponte (settimanale diocesano), Rimini In Magazine.
Ha pubblicato due volumi per le edizioni Il Ponte Rimini, nonché poesie e racconti in diverse antologie.
Quando veste i panni di Regina Cristella di Sacrabionda scrive e racconta favole per i più piccoli.

Racconto scritto nell'ambito del Corso di Scrittura Narrativa (anno accademico 1998-1999) tenuto dal Professor Stefano Benassi presso l'Università Aperta Giulietta Masina e Federico Fellini di Rimini. Pubblicato nell'antologia "Emoziono e ricordi", a cura di Stefano Benassi (ed.: Associazione Culturale "Lo Specchio di Alice") .

Per questo racconto ho ricevuto i complimenti personali del mitico Sergio Zavoli, giornalista e scrittore, nonché Senatore della Repubblica.

Giornalista per caso

"Mi troverò in città verso le due: se esci dall'ufficio per la pausa-pranzo potremmo mangiare qualcosa insieme, così ti porto il libro che m'hai chiesto."
Cristina aspettava da giorni la telefonata di Piergiorgio: un sacerdote conosciuto da poche settimane che le aveva aperto uno spiraglio su una questione che per lei era di vitale importanza e che sembrava essere senza soluzione. Per illustrargli il problema, Cristina aveva scritto spesso, ultimamente, numerose lettere e promemoria che Piergiorgio, giornalista e scrittore, già fondatore del settimanale diocesano, aveva apprezzato per la chiarezza. Quel giorno, dunque, si incontrarono per definire insieme alcune strategie sulla vertenza che Cristina aveva aperto con il responsabile del Tribunale Ecclesiastico Diocesano e che sembrava non giungere più a soluzione.
Al tavolino della gelateria Romana, in piazza Ferrari, ci fu quindi lo scambio di carte e documenti, nonché la consegna del libro promesso.
Piergiorgio era un tipo fuori dall'ordinario: "un prete un po' clochard", lo definiva Cristina. Il suo aspetto trascurato e la sigaretta sempre accesa a prima vista non ispiravano molta fiducia.. Una volta conosciuto più a fondo, si scopriva un uomo di cultura ed intelligenza eccezionali, unite a sensibilità che Cristina definiva di tipo "femminile", a coerenza e coraggio.
Alcune di queste doti ne avevano fatto, nell'ambiente ecclesiastico riminese, piuttosto chiuso, il prete contestatore per antonomasia, fino a farlo "dimissionare" dalla direzione del giornale diocesano.
Avvolto nella consueta nuvola di fumo, mentre Cristina finiva di assaporare il suo gelato, Piergiorgio, di punto in bianco, disse: "Perché non fai la giornalista?"
"Cos'hai detto? Giornalista? E perché dovrei? Ho già il mio lavoro, ho una famiglia cui badare, non riesco a tener dietro alle tante cose che ho da fare. Che idea t'è venuta in mente?"
"Ma, così. Secondo me, hai il 'buzzo' della giornalista. Hai una capacità di razionalizzazione che pochi hanno. Potresti prenderlo come un gioco: per ottenere la tessera da pubblicista devi farti pubblicare venti articoli all'anno per due anni. Tu ne scrivi qualcuno, magari su argomenti che riguardano la tua professione. Io ti presento ai direttori con cui sono rimasto amico. Basta che te ne pubblichino qualcuno. Se non raggiungi il numero previsto, ti aiuto io, regalandoti la firma di articoli miei."
"E a che mi serve la tessera da giornalista?"
"Ah, sai che soddisfazione! Per pagare le tasse di iscrizione, se è per quello! Però, vuoi mettere, se ti presenti come giornalista? Te l'ho detto: prendilo come un gioco."
Cristina si mise a ridere. Una proposta del genere era proprio stramba!
Certo, lei aveva sempre avuto la mania di scrivere. Ovunque andasse, fosse la riunione con le maestre delle figlie o l'assemblea sindacale, prendeva sempre appunti; diari ed agende si riempivano di annotazioni e considerazioni; con i familiari stessi e con gli amici preferiva dialogare attraverso lettere e messaggi scritti. Bigliettini sparsi in tutta la casa, nella borsetta, sulla scrivania dell'ufficio..
Di questa capacità innata Piergiorgio si era accorto, evidentemente forte della trentennale esperienza di direttore di giornale.
La proposta rimase sospesa, come una delle tante idee balorde di quel prete un po' strano.
Qualche giorno dopo, però, osservando un gruppo di ragazzi handicappati ospiti dell'albergo della suocera, Cristina ripensò a quell'episodio.
"Che bella, l'atmosfera che sanno creare questi ragazzi coi loro educatori. Si potrebbe fare un articolo. Perché non ci provo?" E così si avvicinò a uno degli assistenti e lanciò l'idea, non assicurandogli però la riuscita del progetto. Alcune notizie le aveva già, conoscendo i ragazzi da diversi anni; si informò su ulteriori particolari e fece alcune domande. La sua prima intervista: chiedendo tutto quello che da sempre la incuriosiva e mai aveva avuto il coraggio di approfondire.
Il giorno dopo chiamò trionfante Piergiorgio.
"Ho deciso che ci voglio provare! Ho scritto un articolo per il settimanale diocesano."
"Bene! Quant'è lungo?"
"Cinque pagine!"
La risposta del maestro gelò l'entusiasmo di Cristina.
"Ma sei matta? Guarda che un articolo standard è al massino di due cartelle!"
E così, presi dalla foga del gioco, la signora e il sacerdote scrittore iniziarono l'opera di potatura. Una scuola di giornalismo "full immersion", intramezzata dalla lezione di catechismo alle bambine, qualche pranzo in famiglia (col marito che cominciava a preoccuparsi per il computer sempre occupato dai due scrittori), correzioni e tagli del maestro che a Cristina sembravano sempre eccessivamente crudeli.
Finalmente, dopo circa una settimana, la difficile opera di sintesi fu completata. Trenta righe per sessanta battute: milleottocento caratteri in ciascuna cartella. Interlinea doppia e margini spaziosi per lasciare posto alle inevitabili correzioni del caporedattore.
In quei giorni Cristina aveva imparato altre regole fondamentali ("chi, come, dove, perché, quando": le cinque W di anglosassone memoria).
E poi, la sintesi.
"Vedi, Cris, con pochissime parole puoi esprimere concetti per cui qualcuno avrebbe usato pagine intere."
L'articolo d'esordio, partito con cinque pagine e giunto ad appena due, ne era la prova.
Mancava solo la presentazione al giornale.
A questo pensò Piergiorgio.
Successo su tutta la linea! La storia dei turisti portatori di handicap capitava a puntino per la pagina di "non solo nera" del giornale. Tanto più che si era in piena stagione balneare e l'argomento poteva stimolare un dibattito fra i lettori.
A Cristina non pareva vero, vedere la sua firma stampata: sembrava un sogno! Innanzitutto brindò col marito, le figlie e Piergiorgio. Poi telefonò ai genitori e alle sorelle, Fece fotocopie ingrandite dell'articolo per la suocera che, orgogliosa, la appese nella hall dell'albergo.
E tutto pareva finito lì: il gioco era riuscito. Ora Cristina aveva altro da fare.
E, invece, una volta partito, l'ingranaggio l'ha coinvolta in maniera inaspettata.
Dopo circa una settimana, stimolata da un dibattito fra lettori che durava da qualche giorno sul fascicolo locale de "Il Resto del Carlino", inviò una "lettera firmata" al giornale, esprimendo la sua opinione. La consegnò al portiere del palazzo dove ha sede la redazione, in piazza Cavour, passandoci davanti all'uscita dall'ufficio e non avendo il coraggio di salire a portarla personalmente.
Nel pomeriggio, appena tre ore dopo, ricevette a casa una telefonata del direttore del Carlino, che desiderava conoscerla perché la lettera gli era piaciuta molto. Si dettero appuntamento per il giorno successivo.
Cristina arrivò col giornale sottobraccio, trionfante: la sua lettera era in prima pagina. Bene evidenziata, in un riquadro e in grassetto!
Quasi incredula ("Ma cosa mi sta succedendo?) Cristina si presentò al direttore, un ragazzo più giovane di lei che le fece tante domande sui suoi interessi e sulla sua professione. Una chiacchierata che sfociò con la richiesta di una collaborazione continuata su argomenti vari.
Situazioni del genere capitano solo nei film o nei romanzi. Eppure a Cristina è successo davvero!
I primi articoli furono puntualmente tagliati e corretti dalla penna impietosa di Piergiorgio, felice di aver visto giusto e di poter entrare di nuovo, anche se per vie traverse, nella redazione di un giornale. Ulteriori tagli ed aggiustamenti venivano fatti dal caporedattore e dai capopagina (quelle forbici parevano enormi, quando tagliavano di netto pezzi che Cristina aveva scritto con tanto impegno!). Ma confrontare le sue stesure con gli articoli pubblicati con le correzioni, per Cristina fu un'ottima scuola.
Un po' alla volta il campo d'azione si allargò, comprendendo argomenti che da sempre la interessavano e su cui aveva competenza.
Dopo qualche mese il maestro Piergiorgio si trasferì in un'altra città e dovette salutare l'allieva. Nell'occasione ebbe a dire, profeticamente: "Vedrai che fra un po' saranno gli altri a venirti a cercare. Ora sei in grado di volare da sola." Sono passati più di due anni da quel gelato alla Romana. Cristina ha ricevuto la tessera con l'iscrizione all'ordine dei giornalisti pubblicisti perché in due anni ha avuto pubblicati circa 400 articoli, distribuiti fra "Il Resto del Carlino", "Il Ponte" ed altri periodici locali.
Per lei, "giornalista per caso", è ancora un gioco. Bello finché rimarrà tale: libera di scrivere su argomenti che le piacciono e che sente suoi; libera di rifiutare incarichi antipatici.
Peccato solo che le tariffe sindacali non vengano mai rispettate: Cristina sarebbe ricchissima anche economicamente. Per il momento, si accontenta della gratificazione personale.
Il che non è poco!

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