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Più grande! Più grande!

Non sempre lo leggo, confesso, ma questa settimana l’oroscopo di Internazionale.it destinato al mio segno zodiacale mi ha fatto riflettere (non prima di essermi concessa una sana risata).

il segno del Cancro (dalla Cappella dei Pianeti nel Tempio Malatestiano di Rimini)
La volontà di realizzare i propri sogni, dice Rob Brezny, è paragonabile al nostro pene interiore. E per accrescerne la dimensione (della volontà, mi pare d’intendere), secondo lui, bisognerebbe rivolgere preghiere a determinati santi protettori.

Qualche pillolina di Viagra, no?

Ecco il testo delle previsioni per il segno del cancro (settimana dal 10 ottobre):

A luglio è morta una delle icone della cultura popolare indonesiana. La ultracentenaria Mak Erot era famosa per la sua capacità di aiutare gli uomini ad aumentare le dimensioni del loro pene. Secondo la versione ufficiale, usava solo erbe e preghiere, ma girava voce che avesse dei poteri soprannaturali. Sarà lei la tua santa patrona di questa settimana, Cancerino, anche se sei donna. Invoco il suo intervento – e spero lo faccia anche tu – per aiutarti a ingrandire e a rafforzare il tuo fallo interiore, cioè la volontà di realizzare i tuoi sogni.mailbox:

Lo capisco, ma non lo parlo

Segnalo un’interessante iniziativa che si terrà fra una decina di giorni a qualche chilometro da casa mia, a Bellaria-Igea Marina.
Ascoltalamiavoce è una serie di incontri dedicati alla lettura ad alta voce.
Intrecci di parole che nascono integrando due luoghi di cultura quali la biblioteca e il teatro. La biblioteca in quanto luogo per eccellenza che raccoglie e custodisce i libri. Il teatro come spazio dedicato alla recitazione e alla messa in scena. Autori e attori, scrittori e dicitori, poeti e menestrelli.
I primi due incontri si sono già tenuti il 27 settembre e il 3 ottobre, con Lella Costa e Mariangela Gualtieri. Ne restano altrettanti: oltre a quello dell’11 e del 12 ottobre (dal titolo “Viaggio Sentimentale”, letture dal Sudamerica, con Eugenio Allegri), mi piace segnalare l’ultimo, che vedrà protagonista Ivano Marescotti.
Già il titolo è decisamente familiare:Non lo parlo, ma lo capisco.
Chissà quanti miei coetanei, appartenenti alla generazione degli anni ‘50/’60 (quella che ha segnato il passaggio dalle campagne alla marina, dalla miseria al benessere) hanno ripetuto questa frase riferendosi al dialetto…
Al capés, sé. Ma a zcòr a faz réid (Lo capisco, sì. Ma a parlare faccio ridere).
Domenica 17 ottobre, alle 17, Marescotti proporrà una sintesi di quanto ha interpretato negli ultimi anni nei suoi spettacoli in dialetto romagnolo. Tra l’altro, Ivano leggerà poesie di autori quali Tonino Guerra, Nino Pedretti, Olindo Guerrini (Stecchetti), Walter Galli. Non mancherà, naturalmente, il piatto forte: il grande e indimenticato Raffaello Baldini.
Ma altrettanto interessante sarà anche il seminario che verrà guidato dallo stesso Marescotti nelle giornate di sabato (dalle 15 alle 19) e di domenica (dalle 9 alle 13). Il titolo è sempre “Non lo parlo, ma lo capisco”, racconti e poesie di autori dialettali romagnoli.
“Rivolto a coloro che nutrono per la scrittura dialettale romagnola una curiosa passione”, recita la locandina.

Marescotti in scena
Come potrebbe, Cristella, restare indifferente ad una simile tentazione?
Naturalmente, da brava inviata, prenderà appunti e vi racconterà…


Av salut!

N. B.
Altri eventuali curiosi interessati alle iniziative possono chiedere informazioni sul programma e sulle iscrizioni presso la
Biblioteca Comunale
viale Paolo Guidi-Isola dei Platani – Bellaria
Tel. 0541 343889
www.teatroastrabim.it

La vetrina dell’Eugenia

Restyling e ammodernamenti, questi sconosciuti.

Per chi è di Viserba, l’edicola dell’Eugenia è quasi un’istituzione.

Io le conosco da appena 25 anni, ma penso che loro siano così da sempre. Tutte e due: lo storico (è il caso di definirlo così) negozio nella piazza principale della cittadina, proprio sul lungomare, e la sua altrettanto storica e consolidata proprietaria, Eugenia Zanzani.

Da tempo immemorabile nulla è cambiato.

All’interno gli scaffali e i banconi sono di legno… ehm… dipinto di grigio chiaro (“effetto scrostato”); all’esterno gli infissi delle vetrine sono in vecchio ferro, arrugginito qua e là. L’Eugenia, da parte sua, indossa lo stesso grembiule a fiorellini, con le tasche stracolme di sigarette e spiccioli, in ogni stagione. Ai piedi, le medesime ciabatte e calzettoni.

Gira voce che prossimamente (non è dato sapere quando) il negozio verrà sistemato e ristrutturato. Quasi dispiace: probabilmente Viserba perderà qualcosa di caratteristico…

Ma, bando alle ciance. Perché oggi scrivo di questa edicola?

L’altro ieri, passando accanto alla vetrina che si affaccia sulla piazza – dopo aver acquistato il mio “pane quotidiano” – ho buttato l’occhio al mio libro, che sapevo prendere polvere sul secondo ripiano da tre-quattro anni, da quando ne portai qualche copia in “conto vendita”. Si sa: per un autore, anche se di periferia come Cristella, è sempre gratificante poter dire a qualcuno o a sé stessi: “Ecco la mia creatura esposta lì, in quella libreria (o edicola, va bene lo stesso…).”

Ma, giuro, quando ho notato il nuovo accostamento coi compagni di vetrina, ho trattenuto a stento una risata… In un primo momento ho proseguito per la mia strada, ma poi non ce l’ho fatta: ricordandomi che in borsetta avevo la nuova fotocamera, sono tornata indietro a fermare l’immagine in un clic.

i due libri in vetrina - settembre 2008

Ebbene sì: il romantico e delicato “Trama e ordito, mamme che tessono la vita” di Maria Cristina Muccioli, l’Eugenia lo ha accostato al manuale di tale Susan Block-Filangeri intitolato “Le 10 regole per dare Piacere a un Uomo”. Sottotitolo: “Le chiavi (sic!) dell’erotismo per una sana vita sessuale”.

A smorzare un po’ l’effetto (o forse a far da collegamento, chissà…) una guida illustrata di Rimini con l’Arco d’Augusto in copertina.

Chissà chi venderà più copie?

Settembre 1944: l’Arco, il Ponte e il sehr geherter Herr Willi…

In questi giorni più di una volta col pensiero sono andata allo stesso periodo d’inizio autunno di 64 anni fa. Tempi conosciuti in parte attraverso i racconti di chi c’era, soprattutto di mia madre e di altri parenti e conoscenti anziani (io sarei nata 14 anni dopo, ma quei giorni hanno influenzato – per forza! – anche la mia vita…).
In copertina: nei pressi dell'Arco d'Augusto un carro armato alleato impantanato nel fango causato dalle abbondanti piogge

Nel settembre/ottobre del 1944 la Romagna, specialmente la zona compresa fra i fiumi Marecchia Rubicone, Savio – la stessa dove sono cresciuta e dove vivo – era sconvolta da piogge torrenziali che aggiunsero tragedia a tragedia, rallentando l’avanzamento del fronte della Linea Gotica. Da una parte i tedeschi che resistevano, dall’altra gli alleati che avanzavano.

Della vicenda tragica riferita alla mia famiglia ho già scritto nel libro “Trama e ordito, mamme che tessono la vita”, ma volendo documentarmi anche storicamente su tale periodo, in queste settimane ho ripreso in mano alcuni libri del professor Amedeo Montemaggi, che alla Linea Gotica ha dedicato una vita di studi e ricerche.

Fra le altre interessanti notizie, mi ha fatto riflettere il racconto del salvataggio, direi “fortuito”, dei due monumenti-simbolo della città di Rimini. Mentre il Tempio Malatestiano venne squarciato e quasi completamente distrutto dai bombardamenti alleati del 29 gennaio 1944, l’Arco d’Augusto e il Ponte di Tiberio si salvarono proprio “per il rotto della cuffia”.

Ecco cosa scrive Montemaggi.
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Non c’è più l’almadìra di una volta…

Cito dal Dizionario Romagnolo Ragionato di Gianni Quondamatteo:
conchiglie
Almadìra: così chiamano, a Riccione, quanto il mare, dopo la burrasca, lascia sulla spiaggia. Sono alghe od altri vegetali marini che si ammonticchiano talora in grosse quantità. Raccolta e seccata all’aria e al sole, serviva di combustibile per la povera gente. Nell’almadìra (a Rimini almadéra) sono frammischiati pregadio, scurèzi ad dulféin, caparozi, pisoti e talvolta cannelli e poveracce. A Cattolica dicono: la spiagia l’é pina d’usne.

Passando in bici sul lungomare di Viserba, questa mattina, nello spazio fra un albergo e l’altro si scorgevano le onde che si infrangevano sulle scogliere. Un vento pieno di energia. Vento di burrasca. Da respirare. Da farsi prendere, portare, girare, scompigliare, occhi socchiusi e capelli sciolti, accogliendolo a braccia aperte rivolti verso l’orizzonte…

uomo

Cristella ha sentito il richiamo della burrasca e, incurante dell’orologio che, intanto, prosegue la corsa implacabile anche senza di lei, ha deviato verso la spiaggia.

In quel momento deserta. O quasi.

L’almadìra, primo particolare che salta agli occhi, non è più quella dei ricordi d’infanzia, quando, oltre alle tante conchiglie e ai rami, si trovava, al massimo, qualche carcassa di gallina… Oggi c’erano bottiglie, giocattoli, sacchetti del supermercato, tappi, barattoli, taniche. Plastica indistruttibile, plastica inquinante… Eh no, non c’è più l’almadìra di una volta…

I gabbiani (i cuchél) comunque, stavano banchettando sul bagnasciuga, mentre più in là un cercatore di metalli sperava in un tesoro: chissà che abbondanza, per cuchél e rabdomante, con la spiaggia appena lasciata da frotte di bagnanti distratti!

Cristella ha respirato l’aria salmastra a pieni polmoni, camminando controvento in direzione di Rimini e osservando in lontananza l’orribile grattacielo che ne segna lo skyline.

I gabbiani, il cercatore d’oro, un bagnino solitario intento a lavare gli ultimi ombrelloni e – sorpresa! – due impavidi ciclisti spinti dal vento. Con lo zoom della fotocamera l’immagine s’è allargata sul loro sorriso. E chi potevano essere, se non due amici, richiamati in spiaggia dalle stesse emozioni? Di più: due amici-parenti. Claudio, il fratello del Re Consorte, e Manuela, la sua super morosa.

ciclisti

Anche tu qui? Anche voi qui?

Bello, questo riconoscersi ed incontrarsi, tutti e tre richiamati in spiaggia dall’energia del vento e delle onde impetuose.

Intanto… Viserba e tutto il resto, oltre gli alberghi e le ville del lungomare, dove il vento non arriva, è andata avanti anche senza di noi…