Buon anno, buon anno! Felicità per tutto l’anno!

Tutti presi dai preparativi per il cenone e le danze del veglione di san Silvestro, i giovani non conoscono le numerose credenze e tradizioni legate al Capodanno, che sono però nella memoria di genitori e nonni.

Un esempio? Una volta si stava molto attenti agli incontri del primo di gennaio: donne e preti portavano male, così come i mendicanti, che preannunciavano miseria per tutto l’anno.

E proprio per prevenire ed esorcizzare questi incontri sgraditi, fino a qualche decennio fa era abitudine andare di casa in casa a “cantare il buon anno” (un po’ come succedeva la notte dell’Epifania coi gruppi della Pasquella). Sul far dell’alba del primo di gennaio bambini e ragazzi (rigorosamente maschi!) giravano per il vicinato bussando a tutte le porte.

Si annunciavano gridando a squarciagola il loro augurio per l’anno appena iniziato:

“Buon anno, buon anno! Felicità per tutto l’anno!”

Oppure, se erano in campagna:

Bon dé, bon an, bòna furtòna,
int la stala, int e’ stalèt, int la bisaca de curpèt

(buon dì, buon anno, buona fortuna, nella stalla,
nello stalletto, nella tasca del corpetto).

I padroni di casa li accoglievano offrendo dolci e qualche spicciolo. I primi servivano a riempire le pance, le monete andavano a formare il gruzzoletto che al mattino sarebbe stato diviso in parti uguali.

Erano anche vendicativi, questi ragazzi! Se in cambio del loro augurio non ricevevano alcunché, infatti, si allontanavano gridando:

Bon dé, bon an, ch’uv mura la sumara int e’ capàn!”
(buon dì, buon anno, che vi muoia la somara nel capanno!).

In ogni caso, le donne evitavano di andare a casa di qualcuno il primo di gennaio perché avrebbero portato disgrazia. Quindi, per prevenire un cattivo inizio dell’anno che avrebbe avuto ripercussioni malefiche su tutto il suo corso, non sarebbero state accolte.

Gli allegri gruppi del “buon anno” sopravvivono forse solo in qualche piccolo paese della Romagna e nei ricordi di chi oggi non è più bambino. I ragazzi moderni hanno perso questa tradizione. In compenso hanno fatto propria quella di paesi lontani, che comunque ci riporta a casa: “dolcetto o scherzetto” di Halloween non è forse la versione anglosassone dello stesso gioco di ruolo romagnolo?

Come dire: tutto il mondo è paese.

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