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Le nozze del maiale

Il mese di gennaio, con le sue giornate dal clima rigido favorevoli alla conservazione delle carni, era considerato il tempo ideale per la macellazione casalinga del maiale.

Nel mio ricordo di bambina di campagna la “festa del maiale” evoca alcune sbiadite immagini visive e olfattive: enormi cortili pieni di gente indaffarata attorno alla carcassa della bestia che emana nuvole di vapori. Ma il ricordo più immediato, che dopo più di quarant’anni torna alla mente spaventando ancora i miei sogni, è quello degli orribili strilli del “sacrificato” che riempivano l’aria.

Scrive Vittorio Tonelli nel suo libro “La festa del maiale grasso in Romagna”, Edit Faenza 1998:
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Saluto febbricitante…

Questo è un post influenzato…

Dai e dai, arriva un momento che ti fermi per forza!

Febbre alta e forti dolori alla schiena e alle gambe.

Neanche la forza di stare al Pc (sintomo ben grave, per chi mi conosce!).

Al prossimo post, dunque, sperando sia il prima possibile.

Non essere pataca: ti si alza la pressione!

Ci sono ancora, eccomi!
Dopo la sfacchinata sui tetti di Rimini di sabato notte e la sudata di domenica al centro commerciale Le Befane sto lentamente tornando nei panni di Cristella, quelli “à la tous les jours”.
Ciò significa che ogni mattina alle sette e mezzo ci si mette in macchina nel traffico di Rimini per andare in ufficio, dove c’è un badge da timbrare in orari mica tanto flessibili, un centinaio di persone che cercano lavoro con cui parlare ogni giorno, altrettante telefonate cui rispondere, nuovi colleghi con cui riorganizzare la micro-struttura che con altri (i “vecchi” colleghi) avevamo messo su negli ultimi 8-9 anni… Che volete che sia… Quisquilie, direbbe Totò.

Perché mica finisce lì: una volta tornate a casa bisogna anche fare la spesa, predisporre la cena, pensare agli addobbi natalizi che rischiano di rimanere in bella mostra per settimane, fare un salto dal medico per una ricetta, ritirare le analisi, portare la Fiesta nuova a fare il tagliando, scrivere un articolo che è stato richiesto da tempo, rispondere senza ansia a chi ti chiama sul cellulare nei momenti meno indicati. Eccetera eccetera eccetera.

Qualcuno sa dirmi perché in questo periodo ho la pressione alta?

Vatti a rileggere la poesia di Raffaello Baldini dove si dice, all’orologio che corre sempre: férmat, pataca!”

A proposito, avete visto l’ultima pubblicità televisiva con Valentino Rossi e Paolo Cevoli? Uno si affaccia alla finestra per dare del “pataca” all’altro (notare che “si dà del…”, non “si dice…”).

Godetevi questo pezzo di Zelig, visto che ci siamo.

Dopo la parola “amarcord” sdoganata da Tonino Guerra e Federico Fellini (che in realtà sarebbe composta da due parole: “am arcord”, mi ricordo, voce del verbo “arcurdès”) anche “pataca” è forse destinata a diventare d’uso comune nella lingua italiana?
In tal caso, non fate figuracce: ricordatevi (arcurdév) che si scrive con una sola “c”. Mi raccomando!
Am arcmand: “pataca”.
Adesso mi fermo anch’io.
Devo ancora appendere al chiodo la scopa da Befana e chiudere nell’armadio, fino all’anno prossimo, la sottana e le calze rotte.

La Befana delle Befane

No, non è un gioco di parole. Domani pomeriggio, in occasione dell’estrazione dei biglietti della lotteria dello Ior (Istituto Oncologico Romagnolo), al Centro Commerciale ‘Le Befane‘ di Rimini, per intrattenere i più piccoli ci sarà una signora travestita da Befana.

Con la sua scopa di saggina, lo scialle di lana, il fazzolettone e la lunga sottana con le tasche colme di caramelle.

La sedia a dondolo la porteranno gli amici per farla riposare (dopo la nottata di lavoro, è indispensabile, eh…). Lei, invece, porterà con sé un cesto pieno di gomitoli di lana colorata, per fare con l’uncinetto le roselline che andranno a formare le coperte magiche, e una grande sporta con le storie che Cristella ha scritto in questi ultimi anni ogni 6 gennaio.

Eh, sì. Avete indovinato: à Riminì, la Befanà, c’est moi!

Non posso anticiparvi la storia che racconterò domani, perché i bambini che verranno alla festa devono essere i primi ad ascoltarla.
Posso solo svelare un particolare: questa volta Regina Cristella è stata aiutata dalla Duchessa Maristella, cioè la signora Marina, madre di Diego e Gabriel, che nella vita di tutti giorni è un’imprenditrice artigiana di Viserba.

Ah, se volete capire il senso del titolo di questo post, potete leggervi la favola che avevo scritto l’anno scorso.

La Befana delle Befane
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Job talkiamo?

Col titolo “Buon 2008 ai poeti, operai dell’avventura, da JobTalk”, il blog di Job 24, inserto del quotidiano economico più famoso d’Italia (Il Sole 24 Ore), dà la misura di quanto il nuovo spazio web gestito e diretto dalla giornalista Rosanna Santonocito spazi oltre i confini istituzionali che riguardano il mondo del lavoro.

Lo visito e lo commento come “addetta al lavoro”, trovandolo interessante per le mille informazioni e i tanti aggiornamenti che riguardano la mia professione di operatrice in un Centro per l’impiego. Ma anche per il piacere di leggere pagine di giornalismo di qualità che offrono qualcosa di più del puro nozionismo tecnico.

Si parla e si discute di chi il lavoro ce l’ha e di chi lo cerca; di chi lo prende, lo lascia e lo riprende; di chi lo vorrebbe diverso; di chi, donna, pensa che se fosse nata maschio lo avrebbe più qualificato; di chi studia e va all’estero per ottenerlo; di chi lo racconta nei libri e nei blog; di chi lo filma, di chi lo disegna e di chi lo canta… E di chi, come Alda Merini, ne fa poesia.

“L’augurio che non ti saresti aspettato da un quotidiano economico”, così titolerei il post di Jobtalk del primo gennaio e che, semplicemente, riporta la poesia della Merini che copioincollo qui sotto.

Ma anche nell’ultimo inserto settimanale del giovedì Nòva 24 non si scherza: “Oggi è il primo giorno del resto della tua vita”, c’è scritto a tutta pagina. I colleghi si stanno ancora chiedendo perché, come addetta di turno alla rassegna stampa quotidiana, questa mattina mi sia dilungata più del solito a “studiare” il giornale dalle pagine rosa che nessuno di loro vorrebbe mai spulciare…
“Meditate, gente, meditate!”, vorrei annotare per tutti sulle fotocopie che ho distribuito…

E godetevi “l’anno che porti cose migliori”. A partire da oggi, da adesso. E anche da domani, che sarà di nuovo il nostro oggi.
ANNO CHE PORTI
di Alda Merini

Anno che porti cose migliori forse o forse una cornucopia di abbandoni…

Certamente l’amore,

se stringiamo le nostre mani dentro i nostri giorni caleranno i giudizi universali nei nostri auspici:

siamo grandi, ormai, finalmente grandi e forti da credere al delirio della pace che è la sola certezza.

E finalmente i poeti, operai dell’avventura,

canteranno i peana della grazia….