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Le belle notizie finiscono nel silenzio

Ci sono notizie che riempiono le pagine dei giornali per settimane e altre che durano solo un giorno e che vengono presto dimenticate.

Le prime sono di solito quelle “di nera”: rapine, stupri, omicidi che dir si voglia, sottolineate dalla nazionalità di chi compie il reato. Ormai ci abbiamo fatto l’abitudine, purtroppo. Le altre sono notizie positive e spesso è già qualcosa se vengono pubblicate almeno una volta, magari in un piccolo box a fondo pagina.


Lo scorso 22 aprile Il Resto del Carlino, pagina Rubicone, titolava: “Tra i rifiuti spunta un tesoro. Riconsegnati 17mila euro”.

E’ accaduto a Ginestreto di Sogliano, in un impianto di selezione dei rifiuti. Sul nastro che trasporta i rifiuti da smistare, due dipendenti della cooperativa “La Finestra” hanno trovato una bella borsa da donna. Insospettiti dal perché qualcuno avesse gettato una borsa così bella, l’hanno aperta e hanno trovato un mucchio di banconote. Oltre ai 17mila euro anche documenti, passaporti, chiavi della macchina e di casa. Hanno avvisato subito la direzione e, insieme, portato tutto ai Carabinieri. I quali hanno rintracciato i legittimi proprietari (due austriaci che erano stati a Rimini per una manifestazione fieristica), che non pensavano proprio più di rivedere la borsa e il suo contenuto. Naturalmente ai due operai super onesti è andata una ricompensa, che si immagina sostanziosa, visto come sono andati i fatti.

Ah, dimenticavo: uno dei due lavoratori (forse da 800-900 euro al mese?) – indovinate un po’ – è  marocchino.

E’ proprio vero: notizie come questa non fanno audience!

Mazapégul, folletto dal berrettino rosso

Qualche volta, al mattino, faccio fatica ad alzarmi dal letto. Mi sento affannata e ho un senso di peso sul petto… Potrebbe trattarsi di pura pigrizia o stanchezza.

Ma forse, chissà, potrebbe anche essere che… non ditelo a mio marito, però… durante la notte sia venuto a trovarmi  “e’ mazapégul”.

E’ mazapégul, dispettoso folletto dal berrettino rosso, l’ho incontrato per la prima volta ai tempi delle mie ricerche  per il libro Trama e ordito, mamme che tessono la vita. Era, fra le altre cose, ritenuto responsabile  degli sgambetti alle brave tessitrici.

Così, infatti, racconta lo scrittore folclorista di Sarsina Vittorio Tonelli: “Sul batti e ribatti del pettine e dei pedali una giovane tessitrice ritmava canzoni d’amore in faccia alla tela nascente del suo corredo da sposa. Muoveva svelta la spola nella trama di quel tessuto di sogno. Ed ogni volta se la sentiva sfuggire di mano, a volte tra il brusìo dei cannelli agitati. Ma chi era l’invisibile cavalier servente che le raccoglieva via via la drugla da terra, senza parole, nel respiro ovattato di un palpito? Era… un folletto innamorato: lo stesso nanetto dal berretto rosso che di notte le giaceva sul ventre, platonicamente o che faceva i dispetti in casa, mettendo sottosopra le stanze, spegnendo le candele, spettinandola mentre dormiva.”

E’ mazapégul, ch’l a e’ biritoci ròs e la bèrba ad legul (Il mazapégul, che ha il berrettuccio rosso e la barba di legolo), mi raccontava l’amico giornalista televisivo Marco Magalotti, nato a Sorrivoli di Cesena.

Lo spiritello cambiava nome a seconda dei luoghi: mazapégul, caicarèl, zapàider, fulèt, mazapès…

Per Gianni Quondamatteoe’ mazapégur” (o mazapégul) è lo spiritello, folletto che ama – secondo la superstizione – dormire con donne. E anche, secondo le nostre credenze – spiritello maligno che si divertiva a far dispetti ai contadini e nelle stalle. Infine, con questo nome si definisce il senso di oppressione, di peso al petto che si prova, talvolta, dormendo, dovuto ad ambascia, a soverchio cibo, o altro.”

Fantasia popolare senza confini: il mazapégul romagnolo è presente anche in Puglia (mazzamuriello, munaciedde), a Roma (mazzamurello), ad Ancona e Jesi (mazzamurèllo), in Lucchesia (linchetto), in Campania (munaciello), in Lucania (monachiccio), sul Gargano (scazzanuridd).

A chi volesse avventurarsi in un curioso viaggio fra i folletti italiani, consiglio una visita al blog di Placida Signora, che ne ha scritto approfonditamente in questo post.

Buon divertimento!

Fellini Amsoscord? Cinema Fulgor: ciak, si gira!

“Ciak finale per il Fulgor”, titolava il Resto del Carlino del 18 aprile.

Forse sarebbe meglio dire “ciak iniziale”…

La vicenda del cinema di Fellini, ricostruito a Cinecittà per Amarcord (quello degli approcci del giovane Titta alla dirompente e sensuale Gradisca, quello dove Fellini ragazzino vendeva i suoi primi disegni al gestore in cambio dell’ingresso gratuito), a Rimini tiene banco da molto tempo.

“Una telenovela – scrive il giornale citato – che si trascinava da undici anni. Il palazzo che ospita il Fulgor è in pieno centro storico ed è ormai pericolante. Grigiore totale che verrà presto sostituito da pennellate di colore (magari in senso metaforico).

Almeno così si spera.

E’ stato finalmente sottoscritto, infatti, l’accordo fra l’Amministrazione comunale e l’Istituto Valloni, proprietario dell’immobile, che permetterà la ristrutturazione completa dello storico edificio. Potranno così partire i lavori per farne la nuova sede della Fondazione Fellini e un “Palazzo del cinema” dedicato al Maestro.

Non entro nel merito delle modalità economiche e contrattuali dell’accordo (contestate da una parte del Consiglio comunale). Saluto piuttosto la decisione con un “Evviva!”

In un precedente post avevo portato l’esempio del Comune di Gambettola, che, nel suo piccolo, trasformerà in “Museo del cinema” la casa natale del padre di Fellini, dove Federico bambino passava le sue estati.

I lavori, al Fulgor, dovrebbero prendere il via all’inizio del 2009. La facciata e gli interni saranno firmati da Dante Ferretti, due volte premio Oscar per la scenografia con The Aviator di Martin Scorsese e Sweeney Todd di Tim Burton. Sarà un restauro conservativo, che riconsegnerà a Rimini il Fulgor raccontato da Fellini in Amarcord. Al piano terra oltre alla sala principale, sarà realizzato un foyer che esporrà manifesti, costumi di scena e altri oggetti del cinema felliniano. Nei piani superiori ci sarà spazio invece per una piccola sala da cento posti (la nuova Cineteca), gli archivi e gli uffici della Fondazione Fellini.

Da riminese, mi vorrei togliere una curiosità. Chiedo agli amici che leggono da altre città: “Ma voi, ci verreste a Rimini per visitare il Fulgor/Museo Fellini? Conoscete gente, anche all’estero, che farebbe volentieri un Tour felliniano?

Vorrei fare una specie di sondaggio, visto che i miei concittadini non sono tutti d’accordo sulla buona destinazione dei fondi che andranno spesi per tutta l’operazione.

Non vorrei veder cambiare certi titoli: Amarcord significa “mi ricordo”. Amsoscord “mi sono dimenticato”.

Cristella’s acciacchi

“E riteniamoci fortunati di non vivere negli Stati Uniti!”, mi ha detto l’altro ieri un’amica incontrata in una sala d’aspetto dell’Ospedale Infermi di Rimini. E ha spiegato: “Ora che mio marito s’è ammalato di tumore, se dovessimo pagare tutto (visite, ricoveri, esami, medicine, terapie, eccetera eccetera) dovremmo vendere la casa!”

Ecco: io mi consolo ripensando a questo dialogo.

Nelle ultime settimane ho effettuato controlli e visite su diversi “distretti” del mio corpo e tutti hanno richiesto degli approfondimenti. 

In quindici giorni ho visto cinque dottori delle varie specializzazioni e prenotato sette fra analisi ed esami strumentali, girando da uno studio all’altro e telefonando di qua e di là. Una radiografia la farò all’ospedale di Santarcangelo, una visita in quello di Cattolica e una a Riccione, le risonanze a Rimini (ma mi avevano proposto pure Cesena, che comunque so già essere il mio punto d’arrivo). Ah, nel frattempo mi hanno anticipato che probabilmente dovrò fare una capatina anche a Bologna.

Insomma: posso essere incavolata? Perché a nessuno dei medici viene in mente che tutti i miei “pezzi di corpo” e i problemi relativi potrebbero essere in qualche modo collegati fra loro? Magari – chissà – si perderebbe meno tempo e si spenderebbero meno soldi prendendo in carico la persona nella sua completezza, eventualmente in regime di day hospital, in centri polispecialistici. Dove, naturalmente, i medici possano riuscire a ragionare in termini di squadra… Forse parlo di fanta-medicina?

E poi, che rabbia: l’appuntamento dall’ortopedico preso in febbraio me l’avevano dato per il 31 luglio! A pagamento, invece, il dottore mi ha visitato dopo tre giorni (per la cronaca: 130 euro per 10 minuti di visita). Rinviandomi, comunque, a fare le radiografie nella struttura pubblica.

Il neurologo, invece, ancora più veloce: ho telefonato martedì alle 18, il posto c’era già mercoledì alle 19. Poco più di 24 ore (e altri 120 euro). Almeno la visita è stata più approfondita (non so se è un buon segno, a dire il vero…).

E non è finita: per una risonanza devo attendere più di due mesi (a meno che, naturalmente, non vada a pagamento). Per l’altra niente telefono: dovrò andare a prenotare presentandomi personalmente.

Se do un’occhiata alle trattenute della mia busta-paga mi rendo conto che in trent’anni di lavoro come dipendente ho fatto la mia parte, nel contribuire a sostenere il Servizio Sanitario Nazionale. Quindi non è proprio vero che visite ed esami fatti con la mutua siano del tutto “a gratis”…

Sì sì, lo so: andrebbe peggio se fossi nata negli Stati Uniti…

Consolati, Cristella, dai!

Ecco le foto della sorgente in riva al mare

Gigi è andato ieri, io questa mattina.

sorgente Sourcion di Viserbella: la polla borbottante acqua fresca e da bere

“Alla ricerca della sorgente perduta“, si potrebbe intitolare questa avventura. Che poi, a parlare con la gente che oggi era a godersi il sole in spiaggia, non è neanche una cosa così sconosciuta. C’era un giovane papà, di 32 anni, che si ricorda quando, da bambino, al Sourcion ci si andava con bicchiere e bottiglia a prendere l’acqua da bere. Lì, sulla spiaggia. In quella polla borbottante che da qualche settimana è tornata a caratterizzare la battigia di Viserbella. “E’ molto più fredda!” ha esclamato meravigliata una bimba che giocava scalza nei pressi del cartello e a cui ho chiesto di ‘assaggiare’ col piedino quello strano borbottio.

Per non sbagliare, ho chiesto di accompagnarmi sul luogo preciso ad una memoria storica di Viserba: il signor Rocchi, 86 anni portati alla grande, che si è prestato anche per la classica fotografia (e mi ha pure offerto un ottimo caffé). Terrò buono il signor Rocchi per altre ricerche su Viserba e dintorni.

il signor Rocchi, viserbese 86enne

Av salut!
Ed ecco le foto di Gigi: Sourcion otografato da Gigi di WikicitySourcion fotografato da Gigi di Wikicity