Il mio tempo? Lo metto in banca

E’ l’amico Lino, col suo commento di oggi, a farmi ricordare che è proprio ora (è il caso di dirlo…) di parlare della Banca del Tempo.

Lino, giovane pensionato con l’hobby della fotografia, giovedì sera, alla festa organizzata per i bambini del quartiere Celle, ha scattato tantissime fotografie e me ne ha inviate qualcuna (io sempre in dieta e lui mi ha colto mentre mangio lo zucchero filato, quel dispettoso!). Le foto, per me, sono “a gratis”. Anzi, no: gli darò un assegno di un’ora staccato dal mio librettino verde, quello della Banca del Tempo del Quartiere 5, di cui ambedue siamo soci. Già ne ho parlato nella favola della Regina Cristella, di questa bella realtà. Qui di seguito aggiungo particolari.

Per i prossimi giovedì di luglio, quindi ancora per tre serate, grandi e piccoli sono invitati a “La Festa è Mia“, sul piazzale del supermercato Coop I Portici, alle Celle di Rimini.

Vi spiego la Banca del Tempo

Una volta c’era il “buon vicinato”. Famiglie allargate, borghi e quartieri dove aiutarsi l’un l’altro era regola: sorelle, zie, cognate e vicine sempre disponibili nello scambio di piccoli favori per la cura dei bambini e nei lavori domestici. Altrettanto per gli uomini: nei campi o nella manutenzione di casa e degli attrezzi lo scambio era normale. Altri tempi. Oggi le famiglie si sono ristrette, non si conosce neppure il vicino di pianerottolo e non si dà niente per niente. Come se non bastasse, la vita quotidiana, coi suoi ritmi frenetici, richiede sempre più tempo. Le prime Banche del Tempo sono nate proprio per rispondere ai nuovi bisogni dei cittadini del XX secolo. Inizialmente nei paesi nordeuropei, poi anche in Italia. La Romagna ha fatto da battistrada, nel 1995, con l’esperienza di Santarcangelo, prima in assoluto in Italia. Le donne della Commissione Pari Opportunità del Comune diedero vita a un sistema di scambio basato sul pagamento di tempo contro tempo, facendo così rinascere il senso di solidarietà e di reciproco sostegno sui quali si fonda la vita di ogni comunità. Un’idea in certo senso rivoluzionaria, allora nuova per l’Italia, ma che era già nota all’estero: in Gran Bretagna si parlava di LETS (Local exchange trade systems), mentre in Francia si chiamavano SEL (Systèmes d’echanges locaux). Negli anni successivi sono nate molte Banche del Tempo, di solito su iniziativa di Comuni, sindacati, associazioni, parrocchie, scuole. Gli ultimi dati di Tempomat, l’Osservatorio Nazionale sulle Banche del Tempo, indicano più di 300 realtà censite, una quarantina delle quali in Emilia-Romagna. Conti correnti in ore Si tratta di banche vere e proprie, con blocchetti di assegni da staccare e conti correnti da mantenere possibilmente in pareggio. Dare ed avere, colonne di una contabilità gestita col sorriso sulle labbra, perché se anche si dovesse finire in rosso non si verrà presi dal panico: si rientrerà con tranquillità. Chi si iscrive deve dichiarare la propria disponibilità a scambiare prestazioni e servizi con gli altri soci. Si può trovare chi aiuta a fare il cambio del guardaroba, chi dà lezioni di inglese o di informatica, chi accompagna il bimbo a scuola, chi redige un testo al computer, chi fa la fila per te dal dottore o all’ufficio postale. Non si è obbligati a restituire il favore ad una persona specifica: la Banca fa da tramite e cura la contabilità. Leonina Grossi, coordinatrice delle Banche del Tempo di Rimini, racconta i primi passi della realtà locale, quasi dodici anni fa. “L’iniziativa venne da alcuni componenti del Comitato di Gestione ai Servizi Sociali del Consiglio di Quartiere 5 che, con i suoi 28.000 abitanti, è il più popoloso della città. Marina, Luana, Daniela ed io pensavamo che forse, per creare buone relazioni e considerando che non disponevamo di grandi risorse economiche, avremmo dovuto e potuto investire in risorse umane. Sapendo dell’esperienza della vicina Santarcangelo, eravamo certe che dalle piccole necessità sarebbero potute nascere grandi amicizie e qualcosa di buono anche per chi non avrebbe aderito alla banca. Il Quartiere, su nostra richiesta, deliberò la messa a disposizione dei locali, del telefono e di un po’ di materiale di cancelleria. Risorse economiche arrivarono dall’Assessorato alle pari Opportunità del Comune. All’inizio eravamo solo undici iscritti. Poi, un po’ alla volta, ciascuno di noi portò qualche amico. Alla fine del 1997 eravamo già quaranta; oggi circa centoventi, di ogni età, professione e colore. Accanto alla prima Banca del Tempo è presto nata, infatti, anche una Banca Interetcnica, espressione delle tante nazionalità integrate nel nostro Quartiere.” Entusiasmo e belle esperienze non facciano dimenticare le piccole difficoltà che si incontrano in qualsiasi tipo di organizzazione: per nascere, crescere e vivere, la Banca del Tempo necessita di amore, pazienza e grandi incoraggiamenti per le persone che ne sono le fondamenta. Ci sono alti e bassi, come in tutte le fasi della vita, ed è molto importante, per chi voglia iniziare una simile avventura, mettere in conto una buona dose di perseveranza. “Negli anni – continua Leonina – abbiamo avvicinato e conquistato persone con entusiasmo e voglia di fare che si traducevano in realtà: ciascuno ha capito di essere importante ed ha avuto l’opportunità di proporre, partecipare, contare. Senza emarginare nessuno, perché ogni offerta è accolta come grande risorsa. E’ una delle prime regole su cui si basa il sistema: l’ora impiegata dalla casalinga per preparare una torta vale quanto quella del professionista che offre una consulenza. Si tratta, in ogni caso, di sessanta minuti di vita.” Un bell’esempio di scambio Qualche anno fa la nostra amica Amanda, originaria della Colombia, riuscì a convincere il marito Nello, a cui era già legata con rito civile, ad accompagnarla anche nel matrimonio religioso. Per lei, credente praticante, era una festa dal valore inestimabile e avrebbe voluto, per l’occasione, fiori, abito bianco, musiche, rinfresco… Durante una riunione della Banca del Tempo, nell’invitarci alla sua festa, ci disse anche di questo desiderio, che tale sarebbe rimasto a causa delle tasche non proprio piene di quel periodo. Ebbene, sapete qual è stato il regalo per Amanda? Una festa come Dio comanda. Daniela, pittrice ed appassionata di bricolage, s’è occupata della decorazione floreale della chiesa e della sala per il rinfresco, Andrea ha suonato la chitarra ed ha cantato durante la cerimonia, mia figlia Cinzia ed io abbiamo preparato chili di tartine, Federica una mega-macedonia, mio marito Paolo e l’altra figlia, Dora, hanno fatto da camerieri per tutti gli invitati, Leonina ha stampato al computer le partecipazioni ed il menu, Claudia e Marina hanno confezionato bomboniere con ago e uncinetto… Insomma, tutti hanno messo qualche ora del loro tempo per organizzare quella che è diventata una festa indimenticale. Amanda ha staccato, per ciascuno di noi, un assegno corrispondente alle ore impiegate. Il costo di fiori, cibo, carta e materiale vario rientrava nel regalo che gli amici le avrebbero comunque fatto. Amanda non ha speso nulla. Per qualche mese, però, ha cercato di mettere in pari il suo conto corrente tenendo lezioni di spagnolo che gli allievi-soci le hanno pagato con assegni in ore, o aiutando la segreteria della Banca del Tempo per telefonate o lavori vari, venendo sempre remunerata in ore.

Per altre informazioni sulle Banche del Tempo:
Banche del Tempo del Comune di Rimini
Regione Emilia-Romagna
Tempomat. Osservatorio Nazionale sulle Banche del Tempo

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