Giornata della donna… che stira

Festa della donna tutti i giorni, per favore!

Buona giornata, amiche. Scommetto che se leggerete il mio tratterello di filosofia (non spaventatevi!), da ora in poi mi penserete con un sorriso. Almeno una volta a settimana.

La filo-stiro-sofia

 “Quando una donna dice di voler uscire di casa e andare a lavorare per esprimere se stessa… è rimasta disperatamente indietro con lo stiro.”

La battuta è dell’attore americano Oliver Reed. Perché arrabbiarsi, donne? Meglio rispondere a tono. Quindi, ecco il mio personale trattato di filosofia. Anzi, di… filo-stiro-sofia.

Innanzitutto, non è che la donna “voglia” o “vorrebbe” anche stirare. Quasi sempre “deve” farlo!

Vorrei vedere i maschietti! Il manager che, appoggiata la ventiquattrore nell’ingresso, apre l’asse da stiro, riempie la caldaia e aspetta gli sbuffi del vapore.

Eh no! Le donne hanno un qualcosa in più.

Fuori di casa debbono sempre combattere. Nulla viene dato se non conquistato: uffici, scuole, fabbriche, supermercati…

Poi, finalmente, alle sette di sera tornano e si chiudono la porta di casa alle spalle.

E lui? E’ lì che le attende.

Chi? Il principe azzurro?

Macché: il mucchio di panni!

E’ lì, tranquillo, che aspetta da qualche giorno.

Non si può più rimandare.

Quasi sempre dopo cena, con la TV o lo stereo accesi, le donne affrontano coraggiose questo lavoro d’alto concetto, mentre i bambini protestano perché vogliono essere aiutati per i compiti (le mamme dovrebbero avere il dono della bilocazione…).

Diamo un senso, allora, all’arte dello stiro. Proviamo a studiarla dalla prospettiva filosofica.

La donna stoica stira il meno possibile. Acquista capi lava-indossa, piega alla bene e meglio gli altri e li sbatte nei cassetti degli armadi. Canottiere, calzini, mutande da stirare? Ma siamo matte? Vanno sotto e non si vedono. Le camicie vengono coperte dai pullover, quindi, se proprio vogliamo esagerare, basta una passatina al collo e ai polsi. Lenzuola e federe? Tovaglie e tovaglioli? Maddai! Una bella pressione con le mani al momento della piegatura risparmia il lavoro del ferro.

Totalmente diversa, all’estremo opposto, c’è la donna precisa, che stira anche le piegoline nell’angolo inferiore del lenzuolo di sotto, quello che viene stropicciato appena infilato fra rete e materasso.

“Probabilmente questa donna ha qualcosa da farsi perdonare”, direbbe lo psicologo. Forse sensi di colpa nei riguardi dei familiari?

Le camicie devono essere perfette. Inamidate, piegate e chiuse nel cassetto a destra, col colletto rivolto a nord. Bianche da una parte, colorate dall’altra. I calzini, stirati alla perfezione, riposti in ordine decrescente di lunghezza e di gradazione di colore.

Questa donna, sì, che conosce la vera arte dello stiro!

E la esprime già nella fase preparatoria, dallo stendino, appendendo i capi con mollette dello stesso colore e ordinatamente in fila. Al momento della raccolta seleziona quelli più resistenti da quelli delicati, li piega per benino stando ben attenta ad appoggiarli sulla sedia o nel cesto con una priorità ben definita. Sotto vanno i più “duri”. Poi, a scalare, gli altri, fino ad arrivare a quelli per cui basta il ferro tiepido o una sbuffata di vapore.

Sistemate le premesse, ora l’opera può iniziare.

Con la sua priorità. Pfff… pulloverino d’angora.  Pfff… camicetta di chiffon. Pfff… vestitino sintetico.

Tac! Ecco fatto: primo scatto del termostato.

Ora tocca alle magliette dei ragazzini (ma quante ne sporcano!). Poi canottiere, mutande, calzini e fazzoletti.

Un altro “Tac!”, ora, per la prova clou, riservata alle più abili: la camicia!

Esistono diverse scuole di pensiero: prima il dorso o le maniche? E queste, con o senza piega? Il colletto e i polsini si fanno all’inizio o alla fine? Irrisolto anche l’ultimo quesito: la camicia va appesa alla gruccia o piegata e riposta nei cassetti? Da anni si discute su questi complessi argomenti, mentre le riviste femminili, dall’alto, dirigono i lavori. Non si è ancora giunte a soluzione e, alla fine, ognuna fa come le viene o… come le pare.

Tac e ri-tac…

Mentre si accinge a stirare tovaglie e tovaglioli, la donna filosofa pensa se valga la pena usare biancheria di stoffa. Forse con tovaglie di carta o plastica il marito si sentirebbe trascurato? Gli ospiti sarebbero offesi? Che dice il manuale del bon ton? Per gli ospiti, assolutamente no! Carta e plastica decisamente vietate! Per il marito… dipende. Se ci hai litigato e vuoi far pace, meglio viziarlo un po’. Ma se sei proprio arrabbiata, è già molto se la tovaglia ce la metti, sotto al piatto! Ed eventualmente, che se la stiri lui!

Morale della favola: chi voglia capire lo stato d’animo di una donna, può osservarla mentre stira.

“Filosofia dello stiro”…

Uomini, non sapete cosa vi perdete!

 

 

 

 

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