Là dove c’era il verde ora c’è…

Una delle cose che affascinano e appassionano Cristella è la ricerca storica, anche recente, sui luoghi in cui vive o ha vissuto.

Libri, riviste, singoli articoli, conferenze: se può, non se li lascia sfuggire. Da quando c’è internet che arriva in casa, poi, questo strumento invita a navigare in lungo e largo per approfondire la conoscenza del territorio. E allora, via con la fantasia: le mappe dal satellite più di una volta le hanno fatto passare ore a viaggiare senza muoversi dalla sedia.

In una di queste esplorazioni Cristella si è imbattuta in tre bellissime fotografie aeree della zona di Viserba, Rivabella, Celle, San Giuliano di Rimini riprese in tre epoche diverse: 1943, 1982, 2005.
Pasticciando con lo zoom si riesce anche a vedere i particolari più dettagliati.

foto aerea 1943

foto aerea 1982
foto aerea 2005

Quante cose sono cambiate nell’arco di 62 anni!

La reggia di Cristella nel 1943 ancora non c’era, ma il luogo ove sorge è riconoscibile poiché confinante col parco di Villa Ombrosa: sulla sinistra dell’immagine, a metà altezza fra il litorale e la via consolare Popilia (oggi Strada Statale Adriatica) di cui si vede un tratto in basso.

Sul territorio di questa fetta di Rimini Nord, allora occupato prevalentemente da orti e campi coltivati, oggi ci sono case, condomini, insediamenti produttivi, nuove strade, rotonde… Da non dimenticare che molto è stato edificato dopo il 2005. Quindi nell’ultima foto, almeno per quanto riguarda Viserba, manca ancora buona parte del Peep e del Centro Studi.
Un’ultima riflessione (è il caso di dirlo!) riguarda l’espansione del cimitero. E’ in basso, all’incirca alla metà delle immagini. Il Cimitero si allarga, si allarga… Lo spazio non basta mai.

Tra l’altro, dalla foto del 1943 si nota come, a quei tempi, l’unico accesso al Cimitero fosse quello sbarrato dal passaggio a livello della linea ferroviaria Rimini-Bologna. Due particolari (il passaggio a livello e l’incessante espandersi dell’edificazione del cimitero) descritti anche da Federico Fellini. Ecco due ricordi del regista.

Il primo è tratto da “La mia Rimini”, il secondo da un’intervista rilasciata al Corriere della Sera.

“Un luogo affascinante, di Rimini, era il Cimitero. Mai visto un luogo meno lugubre. Intanto stava di là da un passaggio a livello, perciò era preceduto dalla visione emozionante, allegra, del treno. Le sbarre si abbassavano suonando: si vedeva, di là, un muretto chiaro, con tanti cunicoli, come casette di bambini. L’ho scoperto quando morì il nonno. Noi nipoti fummo caricati sopra una carrozza. Il vetturino, per farci tacere, infilava la frusta in un foro della berlina chiusa, cercando di colpirci. Fu una grande scampagnata.”

“Il treno passava vicinissimo a quel cimitero. Per via d’un passaggio a livello, i convogli rallentavano e dal finestrino… i viaggiatori si affacciavano a salutare festosi, gentili. Eppoi quel cimitero di Rimini, quando ero bambino, ospitava sempre lavori di ampliamento: c’erano carrucole, palanche, attrezzi, mentre in primavera, allo spuntare dei papaveri, la campagna intorno faceva pensare ad un quadro di Monet. L’invenzione della moglie dell’oboista, che porta da mangiare al marito nel cimitero all’inizio del mio film, nasce in particolare come sovrapposizione a una precisa realtà. Quella delle spose dei muratori che portavano il pranzo ai mariti intenti ai lavori di restauro del camposanto…”

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