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Al piazèti ad Rémin

Di piazzette riminesi. Ecco cosa scriveva Gianni Quondamatteo, nel suo Dizionario Romagnolo Ragionato, alla voce piazèta.

“Fino a quando resisteranno le ultime piazzette? Ricordiamo la piazèta dal Purazi (Gregorio da Rimini) a monte e a due passi dal corso d’Augusto, e presso la vecchia pescheria cittadina: le donne vi urlavano la freschezza di quei saporiti molluschi, e dei bdòc, lumaghin e garagùl se ve n’erano. Si affacciavano su questa minuscola piazza, non più di un fazzoletto, la famosa cantina “Forza e Curàg”, che ospitava fra le annerite pareti e gli ampi tavoli, facchini, operai, artigiani e sensali e il caffè dla Marièta.

La piazèta dl’Arlòz guast, l’attuale piazzetta Agabiti, in fondo a via Quintino Sella, che doveva il nome ad un orologio murale il cui quadrante, dipinto, si era dileguato col tempo; la piazèta dal Giazèri (o cunservi), a fianco della piazza Malatesta, ora via Di Duccio,dove, in certi scantinati privati (Pigiani, Visconti), ecc. si raccoglievano d’inverno neve e lastroni di ghiaccio che lunghe teorie di carri trainati da cavalli portavano da ogni dove. In questi primitivi impianti frigoriferi si conservavano il pesce della vicina pescheria, e le carni; la piazèta dl’Onestà (via dell’Onestà), che si apriva sui Bastioni Orientali; la piazèta Padèla (via Padella), nel borgo S. Giuliano, centro di botteghe di maniscalchi; la piazèta dal Stali, di fronte al Palazzo Lettimi; la piazèta Ducale – la Castlaza – si raggiungeva dalle vie Ducale e Cavalieri; la piazèta Zavagli – un tempo Augurelli – vi si accedeva dalle vie Farini e Augurelli; e ancora, la piazèta di Servi, la piazèta ad S. Bernardéin, la piazèta di Teatéin, la piazèta Plebiscito, la piazèta dla Gajena, la piazèta d’ San Martèin, alle spalle del Palazzo dell’Arengo. Per la storia – e per l’igiene – quivi sorse il primo cesso pubblico della città.”

Che sollievo e che soddisfazione, col Forster’s suppostone!

la torre di Forster progettata per Rimini

Accade abbastanza spesso che nell’impaginazione o nella titolazione dei giornali si incorra, più o meno consapevolmente, in situazioni imbarazzanti o del tutto comiche. Magari Cristella sarà esageratamente maliziosa (ricordate la faccenda pezzi grossicon Luca Cordero di Montezemolo?), ma quando, ieri, ha aperto il paginone de Il Sole 24 Ore (inserto “Rapporti. Emilia-Romagna“) non ha potuto fare a meno di sorridere.

L’argomento è “Nuova skyline per il lungomare romagnolo“. Si illustra uno dei tre progetti archystar che la città di Rimini ha commissionato per ridisegnare sé stessa.

Il lungomare progettato da Norman Foster è incentrato su un grattacielo (sì, un altro!) che, nelle intenzioni del noto architetto, dovrebbe ricordare le forme di una donna (forme felliniane, naturally). Struttura che diversi detrattori, nei mesi scorsi, avevano battezzato “il suppostone“, paragonandola alla torre di Londra (che certamente rende meglio l’idea…).

la torre di Forster a Londra
Comunque, dove sta il lato comico?

Presto spiegato: la metà bassa della pagina che ospita l’articolo sul quotidiano color salmone, nonché la gigantografia del suppostone riminese, è occupata da una pubblicità che, a caratteri cubitali, esordisce: “Emorroidi: ora la chirurgia non fa più paura!”

Volendo insistere con l’ironia, Cristella ha notato che anche alcune frasi del messaggio pubblicitario potrebbero essere collegate alle critiche di chi vorrebbe, per Rimini, interventi meno rivoluzionari e più conservativi.

Qualche esempio?

Per trattamento mini-invasivo si intende un approccio chirurgico conservativo, vale a dire un intervento nel quale solitamente non vengono asportati tessuti: in tal modo si riescono a preservare le parti anatomiche deputate alla funzione della continenza.”

Questi trattamenti ‘gentili’ riducono per quanto possibile i traumi dell’intervento stesso.”

Queste metodiche poco invasive sono le più apprezzate dai pazienti, in quanto rispettose della fisiologia...”

E, per sorridere un altro po’, la conclusione.

Un’elevata percentuale di pazienti trattati sino ad oggi riferisce con sollievo la propria soddisfazione nel riprendere le proprie attività lavorative e di svago.”

Ahhhhh, che sollievo e che soddisfazione, col Forster’s suppostone (fa pure rima!)…

Av salùt!

Donna, Lavoro, Scrittura: le maiuscole di Cristella

Dunque dunque… (o… mumble mumble, come si fumettava un tempo su Topolino)… Vediamo come se la cava Cristella con i link.

Nella giornata di ieri sono stati pubblicati due lavori che hanno tenuto impegnata la tastiera della Regina in queste ultime settimane.

Il primo è proprio un “numero uno” e, strano ma vero, rientra nell’attività quotidiana all’interno del Servizio Informazione del Centro per l’impiego di Rimini. Si tratta del nuovo strumento informativo Il Lavoro in Diretta, leggibile dalla home di www.riminimpiego.it, che nasce dal gruppo di lavoro (è il caso di dirlo!) composto da Tatiana, Marco, Beppe, Luca, Federica, Stefania,Stefano e, appunto, Cristella. Una piccola soddisfazione personale, così com’è lo spazio “Le novità sul lavoro e dintorni“, sempre su riminimpiego.it, che per struttura e dinamicità vorrebbe assomigliare a un blog (in tale caso l’esperienza biennale con cristella.it e bèla burdèla è stata fondamentale).

Come ho commentato oggi nel ben più referenziato blog del Sole 24 ore Jobtalk coordinato da Rosanna Santonocito, ne è passata, di acqua sotto i ponti, da quando la mia attività professionale al ‘vecchio’ ufficio di collocamento consisteva nel compilare manualmente cartoncini e libretti di lavoro!

Insomma, magari ai lettori di cristella.it  “nonglienepuòfregardimeno”… però un’occhiata la potrebbero dare e, magari qui, lasciare qualche commento o critica.

L’altra uscita fresca di stampa ha l’aspetto patinato della rivista Rimini In Magazine,con la quale collaboro da molti anni. Nel numero 2/2009, appena uscito, c’è la mia intervista alle donne imprenditrici associate a Cna Impresa Donna di Rimini (pagine 38, 39, 40). Un bel gruppo di signore, sorridenti e determinate. Per conoscerle, basta sfogliare la rivista qui (appunto, come si diceva in apertura, se riesco a spatacare bene con i link). Il titolo (gli addetti ai lavori sanno che è peculiarità del direttore del giornale) è significativo e decisamente azzeccato: “Speriamo che sia Femmina”. Ringrazio Andrea Biondi per quella maiuscola, buttata lì non per caso…
Questo è Donna, questo è Lavoro, questo è Scrittura, questo è… Cristella.

Buona lettura, dunque!

Av salùt!

E la botta d’orgoglio, quando arriva?

“Sostiene un amico: Rimini è più ‘eterna’ del Vaticano: praticamente immortale. Veniamo da più  lontano e andiamo più lontano. Sfidiamo il tempo. Ci reinventiamo sempre la vita. Inossidabili. Sopravviviamo una volta ai barbari, una volta alla caduta dei Malatesti, una volta alla guerra, una volta alle alghe. L’orizzonte è la storia. Del resto, se ci fermassimo alla cronaca, addio.In questa ci impantaniamo benissimo. Non c’è un partito della città. Non c’è un disegno condiviso (si dice così, oggi?) di sviluppo. Che è un modo raffinato per dire che la classe dirigente, pubblica o privata che sia, di maggioranza o di opposizione che sia, non ti sa dire, in coro, dove si debba andare. E’ sempre stato così. Ma non è un problema, non lo è mai stato. Si deve per forza sapere dove andare? Da noi si potrebbe dire, paradossalmente, che andiamo ‘dove ci porta il garbino’. E non è un modo per buttarla in giornalismo o peggio.”

Silvano Cardellini scrisse “Una botta d’orgoglio” nel 2003. Le sue parole (“non c’è un disegno condiviso…”) vedevano lontano. Che disegno c’è sulla nostra città? Un mega-iper-centro commerciale intasato dalle automobili, probabilmente: l’appuntamento è per il 9 giugno, ma le prove generali sono state fatte anche nei giorni scorsi, quando la pioggia e qualche cantiere stradale hanno fatto saltare i nervi a turisti e residenti.

Peccato che Cardellini da quasi tre anni non sia più tra noi: com’era sua abitudine, avrebbe tirato delle belle frecciate, ai concittadini “classe dirigente”… Insomma, questa “botta d’orgoglio”???

Le sorgenti e i silenzi di Cesare

Sorgenti.

“Ogni volta che ci si accinge a partire si guarda la sorgente. Ti rivolgi indietro come per accertarti che quell’acqua che ti ha cresciuto, ancora sgorghi! Ti basta un’occhiata, solo per dire a te stesso “ancora è viva”. Lo sai in cuor tuo, di doverla perdere per sempre, lo sai eppure ti rivolgi indietro, come fece Orfeo con la sua amata Euridice cercando di ridarle la vita, nella speranza di averla ancora al suo fianco.

La sorgente, non bisognerebbe mai guardarla per accertarsi razionalmente che esiste. E’ preferibile avvertirla, sapere che ci sgorga alle spalle anche quando non si ode più il suo gorgoglìo, come fosse uno zaino che si porta dietro la schiena, camminando. Proprio quella divinità protettrice, la quale – come ricorda Eraclito – non si mostra né si nasconde, ma si avverte perché ti fa cenno…

Per questo non saprò mai da dove provengo, quale sia la forma della mia fonte originaria, il pertugio da dove sono sgorgato. Mi basta avvertirne la frescura”

No, non sono cose scritte da Cristella… Magari!

Cesare Padovani

Diamo a Cesare quel che è di Cesare: questo brano è tratto dal libro “Paflasmòs, il battito del Mar Egeo” di Cesare Padovani, grande intellettuale riminese che fu amico di Pier Paolo Pasolini.

Il professor Padovani è un grande viaggiatore. Non ci sono ostacoli – fisici e mentali – alla sua ricerca, alla curiosità, al desiderio di scoperta.

Paflasmòs è un vocabolo onomatopeico che restituisce lo sciabordio del mare: accompagna il lettore tra odori, rumori,visioni e anfratti di sapienza della Grecia meno conosciuta, per scorgerne il tragico vigore antico, ma anche il pigro dormiveglia delle attese.

“Com’è patetico essere ricordati perché si è stati delle brave persone, o coraggiose, o magari entusiaste della vita, oppure per essere un ‘bell’esempio da imitare’ per chi si lamenta di tutto. Non lo sopporto proprio, questo tristissimo retaggio dell’ottimismo, che mi appiccicano addosso, solo perché sorrido di tutto, o quasi.

Non è un viaggio, questo che racconto, per sentirmi dire ‘bravo!’, non è neppure una sfida, perché a me le sfide non piacciono e poi non mi interessano: posso dire invece che sia un dialogo, un parlare con me stesso, continuato per ore, giorni, anni, e quasi sempre in silenzio. Sento che il silenzio mi fa da protesi, mi fa da sostegno, è il mio bastone: mi è vitale quanto una sosta per riprendere fiato, per capire meglio dove mi trovo.”

Post scriptum di martedì 26 maggio: notizia in anteprima cortesemente inviata da Cesare Padovani.

Sabato 20 giugno, alle 11.30, nell’ambito del Festival del Mondo Antico che si terrà a Rimini, presso la Cineteca Comunale il prof. Ennio Grassi presenterà CESARE PADOVANI e il suo Paflasmós, viaggio nell’anima della Grecia.

Verrà proiettato un breve video di immagini scattate da M. Giovanna Milani e saranno letti alcuni brani tra i più suggestivi tratti dal testo, dove l’autore costruisce una rapsodia di luoghi inattesi alternati da riflessi interiori profumati dal mito.