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Visto, si stampi: “i còmbri” son maturi

ESTERNO GIORNO. VISERBA.

Un caldissimo pomeriggio d’inizio estate. Due giovani collaboratori della nuova Frutteria “Da chi Zuclòn”, seduti all’ombra a uno dei tavolini del giardino, stanno meditando dubbiosi di fronte ad un grande cartello. Pennarello in mano, vedono passare Cristella e non perdono l’occasione.

“Cri – chiama Angelo – ci puoi dare una mano?”

Come rifiutare la richiesta d’aiuto di un bel giovanotto? Ma che vorrà mai?

“Vorremmo scrivere una cosa in dialetto, ma non siamo sicuri”.

“Proviamo. Com’è la frase in italiano?”

“Abbiamo i cocomeri più buoni”.

Beh, la prima risposta è tutta cesenate: “Avém i combàr piò bòn”.

E, invece, Cristella ha dimenticato, per un attimo, che qui siamo a Viserba e la lingua della mamma va sostituita con quella, acquisita, della suocera. ‘Còmbar’ u’n và bén, suona un po’ stonato.

Seduta poco distante, che si gode uno dei freschi e colorati aperitivi della Frutteria, c’è a portata di voce la mamma del Re Consorte, Malvina. Riminese doc, la bionda signora conferma ad Angelo: “us dìs avém i còmbri piò bòn!

Visto, si stampi! Il cartello ora fa la sua bella figura di fronte al locale e richiama i passanti accaldati. Perché, con ‘sti caldi… una bella fetta ad còmbri l’è propri quèl cu’i vò.

Ma, vogliamo approfondire l’argomento, in stile Cristella? Continua a leggere

Le ubriache di canapa

“Filami, non fumami”: questo il titolo di una cena speciale a cui Regina Cristella e Re Consorte hanno avuto il piacere e l’onore di partecipare venerdì 9 settembre.

Poco più di un’ora in auto, in un caldissimo pomeriggio, per arrivare da Viserba a Jesi, in provincia di Ancona. La meta del viaggio era l’ex casino di caccia del marchese Trionfi Honorati (no, non scherzo: un nobile vero!). Ecco la conferma: i siti del Caseificio Piandelmedico e del ristorante Il Casino del Marchese, nonché la notizia dell’evento.

In poche parole. Antonio Trionfi Honorati, oltre ad allevare circa 300 fra vacche e bufali che forniscono il latte per la filiera a chilometro zero che comprende prima di tutto il caseificio diretto dalla sorella Giulia, ha deciso di tentare una nuova avventura: reintrodurre sul territorio non solo marchigiano la coltivazione della canapa finalizzata alla produzione della fibra tessile, così come avveniva in molte parti d’Italia fino alla prima metà del secolo scorso. Continua a leggere