Archivi tag: Alessandro Serpieri

Una télaragna, un pidriùl ad sàida…

Questa la devo raccontare.

Qualche mese fa insieme ad alcune amiche sono andata a cena al ristorante La Sangiovesa, a Santarcangelo. Oltre a proporre un menu della tradizione romagnola, il luogo, ideato e progettato con l’aiuto del “solito” Tonino Guerra (scrivo così perché ultimamente Tonino è molto presente in questo blog) contiene diversi oggetti di arredamento, libri, opere del poeta. Anche le tovagliette di carta gialla poste sotto al piatto di ogni commensale riproducono le sue poesie. Presa dall’atmosfera romagnola, ho voluto far bella figura con le amiche iniziando a leggere ad alta voce i versi scritti sulla tovaglietta della mia vicina. Tutto bene: non ricordo quale fosse, ma era un testo piuttosto breve.

Poi passo a quella sotto al mio piatto: una poesia che non conoscevo, sebbene sia stata pubblicata nel 1976.

Ebbene, ormai avevo iniziato e non potevo interrompermi… Ma più andavo avanti, più le “ragazze” mi guardavano con aria stupita e i vicini di tavolo ancora di più. Insomma, in un modo o nell’altro sono riuscita ad arrivare alla fine.

Ma sicuramente la mia faccia era diventata rossa, che più rossa non si può!

Eccola. Buona lettura 😉

Cantèda Vintiquàtar

La figa l’è una telaragna Continua a leggere

Il palio di Viserba lungo la strada della Sacramora. Viva l’ultimo!

articolo di Alessandro Serpieri (Il Ponte, 2 marzo 1997).

Quei cavalli di San Giuliano

Nel 1157 il comune di Rimini, ottenuto da Federico Barbarossa il riconoscimento della propria libertà, si scelse un nuovo patrono. In polemica col Vescovo dal cui dominio si era appena affrancato declassò Santa Colomba, titolare della cattedrale, eleggendo a proprio avvocato celeste San Giuliano “cuius corpusculus” si venerava nel Monastero di s. Pietro “luogo – dice il Battaglini – che non solo in quanto alla chiesa ed al monastero ma in quanto al suolo stesso e con tutto il borgo nel quale rimaneva compreso, formava una giurisdizione tutta libera ed indipendente dal vescovato” perché dipendeva direttamente dalla Santa Sede.

Il 18 novembre 1228  San Giuliano era già invocato come protettore di Rimini, insieme a San Gaudenzo, uno dei primi vescovi della città, vissuto in un’epoca incerta, a cui era dedicata una chiesa in località Lagomaggio, del secolo scorso. Per onorare i propri patroni celesti, il comune stabilì che nel giorno della festa di ciascuno dei due l’ufficialità municipale si recasse a pregare nel rispettivo santuario dopo di che si disputasse un palio, cioè una corsa di cavalli, il cui regolamento si trova nel codice Torsani in cui nel secolo XV furono trascritti gli statuti trecenteschi di Rimini.

Ecco il racconto del Battaglini: “Né mancò finalmente a festeggiamento di quel giorno Continua a leggere