Par san Marten ogni most l’è ven: il calendario del contadino

Proverbi e modi di dire che in pochi ormai ricordano, frasi rimate, frutto di saggezza popolare e antica, che scandivano stagioni di vita e ritmi di lavoro, che indicavano persone e situazioni. L’ispirazione veniva da tutte le attività, con preferenza per le quotidiane.

Innumerevoli i modi di dire romagnoli che hanno per soggetto la vigna, che fino a qualche decennio fa rappresentava, insieme al frumento, la coltura fondamentale. Forse perché, molto semplicemente, la gioia del contadino era “gran garnid e vida in fior” (grano in spiga e vite in fiore), che significavano pane e vino assicurati.

Il contadino “cervello fine”, si sa, non dava tanta importanza alle apparenze, sicuro che… “bèla vegna e poca uva” (bella vigna e poca uva).

San Martino e san Giovese: loro sì, che se ne intendono!

La coltivazione della pianta, la vendemmia, la svinatura e tutte le altre attività ad esse legate erano  regolate dall’avvicendarsi delle stagioni, secondo un calendario affollato di Santi, ma anche da numerose superstizioni.

L’uva inchev d’maz l’ha da fiurì

e par san Zvan l’ha da garnì.

L’uva alla fine di maggio deve fiorire/e per san Giovanni (24 giugno) deve fare gli acini.

 

Se piov par san Barnabà

l’uva bianca la s’in va;

se piov matena e sera

l’a s’in va la nera.

Se piove per san Barnaba (11 giugno)/l’uva bianca se ne va;/se piove mattina e sera/se ne va la nera.

 

Agost e vò maduré

e setembar e vò vindmé.

Agosto vuole maturare/e settembre vuole vendemmiare.

 

Quand utòbar e ven

int al boti us met e’ ven;

quand e ven utobar bèl

a cavarì e’ ven int e’ mastel.

Quando giunge ottobre/nelle botti si mette il vino;/quando giunge ottobre bello/caverete il vino nel mastello.

 

Par san Simon

us fora la bota de cantòn

Per san Simone (28 ottobre)/si fora la botte dell’angolo (si comincia cioè a bere il vino buono).

 

Par san Marten ogni  most l’è ven

Per san Martino ogni mosto è vino.

 

Par san Marten, nespul e bon ven

Per san Martino, nespole e vino.

 

Par san Marten us travesa e’ bon ven.

Per san Martino si travasa il buon vino.

 

Par san Marten al boti pini ‘d ven.

Per san Martino, le botti piene di vino.

 

Par san Marten us imbarièga grand e znen.

Per san Martino, s’ubriacano grandi e piccini.

 

A vlè che la vida la pessa

e bsogna dèi pnet, furchèl e sapa dreta.

A volere che la vite dia vino/bisogna darle del pennato (potarla), del forcale (letame)/e zappa diritta (zapparla in profondità).

 

La foia dla vida e quèla de mor

quand a gli è zovni a gli è culor dl’or.

La foglia della vite e quella del moro/quando sono giovani sono del colore dell’oro.

 

Quand l’uva l’as cmenza irussì

La roca cun e’ fus a ciaparì;

quand ch’us prinzipia a vindmé

t’è da ciapè la roca cun e’ fus e pu filé.

Quando l’uva comincia a divenir rossa/prenderai la rocca con il fuso;/quando si comincia a vendemmiare/devi prendere la rocca col fuso e poi filare.

 

O sanzvez rumagnol

che manda udor ad viol

che sana in do’ che toca…

giosta chi l’ha fat sant

parché l’azova tant

l’azova tant e l’aiuta

a la bona saluta.

O sangiovese romagnolo/che manda odor di viole/che sana dove tocca/è giusto che l’abbian fatto santo/perché fa bene tanto/fa bene tanto ed aiuta/la buona salute. (Aldo Spallicci)

 

A Natale si innaffiava la vigna.

Una superstizione voleva che, per aver molta uva, il giorno di Natale si potasse almeno una vite; o che nello stesso giorno, restando un po’ di vino, si innaffiasse con questo una vite. Per altri, addirittura, per stimolare la vite a produrre buona uva da vino, l’arzdor doveva frantumare contro il fusto un boccale di vino buono. Attenzione anche alla potatura, perché “fam povra, ch’at farò réch” (fammi povera, che ti farò ricco), recitava un altro proverbio, secondo il quale la vite implorava l’agricoltore di potarla abbondantemente affinché potesse dare copiosi frutti. Un altro “trucchetto” per avere vino spumante? Bisognava imbottigliarlo il giovedì (o il venerdì santo).

Ed infine, una medicina valida per i consumatori di ieri e di oggi (da usare con ragionevole moderazione):

Contra i pinsìr

un gran rimedi l’è e’ bicìr.

Contro i pensieri/un gran rimedio è il bicchiere.

 

Notizie tratte da:

“Corpus delle tradizioni popolari romagnole”, tomo VI, Proverbi romagnoli (a cura di Umberto Foschi – Maggioli Editore Rimini 1980);

“Dizionario Romagnolo Ragionato”,  Gianni Quondamatteo; La Pieve Verucchio 1983.

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