La zuppa del Palacongressi? Insomma… Si può fare di meglio

Nel menu della cena riservata ai 1200 invitati all’inaugurazione del Palacongressi di Rimini, sabato sera, fra i primi era elencata la “Pasta battuta con seppie”.

“Buona, la prendo!”, ha pensato Cristella, immaginando, giustamente, che si trattasse della specialità dei marinai di Cesenatico.

Ma la delusione è stata grande, perché la pietanza non era decisamente all’altezza: del tutto insapore. Inoltre i pezzetti di seppia erano da cercare col lanternino, persi nella pasta che, restando lì a covare, aveva assorbito tutto il brodo.

In più, avendo finito i piatti fondi, gli addetti al buffet l’hanno servita nel piatto piano (addirittura si è sentito qualche ospite dire: “Prendi anche tu questo cous cous…”).

Peccato, perché la ricetta, se fatta bene, è di quelle che “tuonano”.

Non vorrei passare per presuntuosa, ma direi che un ripasso è d’obbligo. Ecco qui di seguito come si fa (o, meglio, come si dovrebbe fare).

Buon appetito! E, a m’arcmand: servitela nel piatto fondo o in una bella ciotola di terracotta.

Monfettini in zuppa di seppia 

Una buona minestra dal sapore antico, riscoperta grazie all’intreccio di tradizioni e saperi che si crea in ogni famiglia.

Il riferimento è ai “monfettini in zuppa di seppia”, piatto gustato e apprezzato per la prima volta, un paio d’anni fa, in uno dei caratteristici ristoranti che guardano in faccia il porto di Cesenatico.

Alla cuoca moderna (un po’ pasticciona ma curiosa) la successiva ricerca su internet ha confermato che si tratta di un piatto tipico della zona. Ma sulla ricetta… nulla, mistero!

Ecco allora entrare in gioco il parentado, nella persona di Marinella Manuzzi, la cognata di Cesenatico che, oltre a gestire un albergo e a dipingere con maestria fini porcellane, sa esprimere il suo talento ai fornelli.

Cristella aveva già provato questa minestra in dicembre, ma il risultato non era proprio come quello del ristorante, ad essere sincera. Una spiegazione più precisa e dettagliata da parte della cognata ha invece prodotto qualcosa di indimenticabile (sarà l’odore di casa? di Cesenatico?).

Bene, ecco allora la ricetta bis dei “monfettini in zuppa di seppia” così come imparato da Marinella. Un piatto unico, buono e sostanzioso.

Innanzitutto va chiarito che i monfettini non sono altro che i monfrigoli (detti anche manfrìgul,  battutini, grattoni), cioè quel tipo di pasta amata dalla arzdore di una volta perché velocissima da preparare: farina e uova (Marinella ci aggiunge la buccia grattugiata di un limone) e nessuna sfoglia da tirare, perché basta tritare l’impasto con un coltello. Per fare seccare meglio i monfettini, si consiglia di batterli una prima volta, lasciarli asciugare stesi sul tagliere e ribatterli più fini una seconda volta, sempre aiutandosi con un po’ di farina. Per ogni commensale ne serviranno 50-60 grammi.

 

 

 

 

 

Ingredienti per la zuppa (per 4-5 persone).

8 hg circa di seppia tagliata a cubetti molto piccoli, mezza cipolla, 1 spicchio di aglio, prezzemolo tritato, un bicchiere di vino bianco, mezzo bicchiere di olio extra vergine di oliva, 1 cucchiaio di passata di pomodoro, sale, peperoncino, brodo (o fumetto) di pesce.

Preparazione.

In un tegame a bordi alti si versa l’olio e si fanno colorare appena la cipolla e l’aglio tritati molto finemente. Si aggiunge la seppia e la si fa cuocere, mescolando con un cucchiaio di legno, per 2-3 minuti. Si aggiunge sale, peperoncino, prezzemolo. Si versa il vino e lo si fa evaporare. Si aggiunge la passata di pomodoro, giusto per colorare un po’. A questo punto si versa nel tegame il brodo che avremo preparato a parte (possibilmente con lische, teste di pesce e odori, ma va bene anche col dado, in questo caso si deve fare attenzione a non aggiungere troppo sale). Si fa sobbollire piano per un’oretta circa.

Si versano i monfettini e li si lascia cuocere per qualche minuto.

Ecco, il miracolo a questo punto è fatto: la casa è invasa dal profumo e i familiari, così richiamati, sono già lì, pronti col cucchiaio in mano.

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