I sogni di Fellini finiscono in prigione

Inaugurazione con ressa, oggi pomeriggio, della mostra sul Libro dei sogni di Fellini “Fellini Oniricon”).

Meglio così, dirà qualcuno, segno di affetto per il Maestro da parte della città di Rimini.

Secondo me la cosa si poteva organizzare meglio: c’era così tanta gente che non si è riusciti neppure ad ascoltare le parole di saluto delle autorità e dei curatori, Kezich e Boarini. Tutti in piedi, fatti entrare in massa dopo un discreto tempo d’attesa all’aperto nell’umidità della nebbiolina serale, il sindaco ha iniziato a parlare quando molti invitati erano ancora all’ingresso.

Peccato.

Oltre ai ringraziamenti di rito, uguali in ogni circostanza, poteva starci una breve spiegazione, con il pubblico comodamente seduto. Se non altro poteva essere utile per tutti coloro che non avevano seguito il convegno di novembre e per i quali questi in mostra sono “solo” dei disegni di Fellini. Una mia amica, docente universitaria, guardando gli originali dei libri dei sogni custoditi in una bacheca, mi chiedeva se fossero le idee per i film.

“Sì e no – ho risposto – sono i disegni che Fellini tracciava ogni mattina, al risveglio, come compito quotidiano affidatogli dal suo psicanalista. Ci sono sì anche i film, spesso in forma di incubo per la paura che non piacessero. Ma ci sono decenni di vita, di speranze, di lavoro, di amori, di sogni realizzati e da realizzare…”

Comunque, come è accaduto altre volte, la mostra sarà da visitare, con calma e tranquillità, da domani in poi. Rimarrà aperta fino al 16 marzo.

La location è Castel Sismondo, la rocca cinquecentesca che fino agli anni Settanta era sede delle carceri cittadine e che Fellini ha immortalato, fra l’altro, nella scena iniziale del film “I clowns”, quella dove il bambino si affaccia alla finestra, di notte, e scopre che nella piazza delle prigioni si sta montando un tendone da circo.

“La Rocca, la prigione di Francesca, era, allora, piena di ladruncoli di sacchi di cemento e di ubriachi. Quel tozzo e tetro edificio m’è sempre rimasto in testa come una presenza nera, nel ricordo della mia città.”

Così scriveva Fellini in “La mia Rimini”.

Ora quell’edificio “nero e tetro” resterà colorato, per un po’ di tempo, proprio grazie ai disegni dei suoi sogni.

Chi l’avrebbe mai immaginato?

Lui, di sicuro, no.

2 pensieri su “I sogni di Fellini finiscono in prigione

  1. Luca

    l’organizzazione di un evento è una di quelle qualità genetiche delle persone, che: o ce l’hai o non ce l’hai…l’importante è che il Maestro sia tornato…anche se tutto non è stato perfetto

  2. mcm Autore articolo

    Sì, sì. Luca, l’evento è ben più grande e importante del piccolissimo particolare che ho fatto notare…
    La mostra è bellissima! Io avevo già acquistato il libro con le riproduzioni, ma vedere i disegni nel Castello, ingranditi ed esposti su percorsi legati da fili diversi, è tutt’altra cosa.

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