Quante Shpresa ancora?

A proposito della 39enne uccisa a coltellate dal marito, giovedì alle sette di mattina in viale Regina Elena a Rimini, le colleghe Alessandra Nanni e Monica Raschi, su Il Resto del Carlino di oggi, scrivono:
“Per Shpresa nessuno può fare più niente. Ma anche la sua, come molte altre prima, è stata forse una morte annunciata. I dati della polizia confermano che i maltrattamenti alle donne sono aumentati anche nella nostra provincia. Mogli che finiscono all’ospedale gonfie di botte, ma che spesso non trovano il coraggio di presentare una denuncia. L’ultima è una riminese a cui il marito ha quasi dato fuoco. Sono stati i medici dell’ospedale ad avvertire la Polizia, ma lei si è rifiutata di accusarlo e gli investigatori sono riusciti a metterlo sotto processo solo perché l’ha fatto davanti ai bambini. E in questo caso la legge scatta molto più velocemente. Senza una denuncia nessuno può muovere un dito. E se c’è, deve trattarsi di cose veramente gravi o eclatanti, perché il marito brutale o l’ex trasformatosi in persecutore venga messo in condizioni di non nuocere. Ma anche in tal caso si va talmente per le lunghe che si rischia di finire come Shpresa. Lacune legislative e un vuoto di servizi di cui si parla molto, ma senza grossi risultati.”
“Il progetto Dafne, attivato dall’Ausl riminese e diretto da Maria Maffia Russo, prevede una serie di aiuti alla donna – maltrattata, violentata fisicamente e psicologicamente – ed eventualmente ai suoi bambini, compresa l’ospitalità in una casa-famiglia protetta. Sui 136 casi di abusi denunciati a Dafne nel 2006, ben 131 sono accaduti all’interno delle famiglie e l’aguzzino era o il coniuge o il compagno. Le donne straniere ammontano alla metà. L’età delle donne che hanno denunciato le violenze va dai 21 ai 35 anni, con un picco attorno ai 35. Quello che caratterizza tutte queste donne, sia italiane che straniere, è il fatto di venire isolate dall’uomo, che impedisce loro di avere contatti con familiari ed amici.
Da qui l’importanza di un luogo al quale rivolgersi in caso di aiuto.
Questi i numeri di telefono in caso di bisogno:
a Rimini 0541 747604, a Riccione 0541 698722.”

Non mi sento di aggiungere molto altro a quanto scritto da Alessandra e da Monica (sulla violenza alle donne ho già inserito i post Doppiadifesa.it e La sorella di Shakespeare).

Solo un grazie per aver dedicato due pagine del giornale ad una informazione seria, veramente utile socialmente. Ce n’è bisogno più di quanto si voglia credere. Qui e adesso.

Nella nostra Rimini, con le sue luci e le sue (tante) ombre…

3 pensieri su “Quante Shpresa ancora?

  1. chiara

    non trovo parole o pensieri intelligenti riguardo questo argomento.. la realtà delle donne picchiate dai loro compagni è troppo lontana da me. Sarà perchè sono cresciuta con la consapevolezza di avere un’identità e di aver dei diritti ma non riesco ad entrare nelle menti delle donne che finiscono all’ospedale perchè son state picchiate e dicono che sono cadute dalla bicicletta o scivolate per le scale.
    Però, se non sbaglio, Shpresa aveva provato a ribellarsi… al TG hanno detto che si era da poco separata dal marito e nonostante il fatto che avesse preso la decisione di lasciarlo lui non l’ha lasciata andare… che destino infame..che uomo infame.

  2. leonina

    Cara Cristina,
    anche se con gran ritardo, rifletto sulla morte di Speranza, la nostra sorella albanese…
    all’indomani dell’accaduto una giornalista del Corriere di Rimini mi ha intervistato (avevo deciso che non sarei intervenuta sull’argomento direttamente: mi sarebbe sembrato di usare quella morte in modo strumentale e di uccidere di nuovo Speranza).Voglio rimarcare quello che le avevo detto:di quella morte, come di altre angosce simili siamo colpevoli tutti. Mi spiego meglio: siamo colpevoli di aver avuto scarsa attenzione, di non aver denunciato, di non aver messo le risorse necessarie per agire e contrastare il fenomeno, di non aver saputo e non aver potuto agire in tempo. E’ questo che ho detto anche ad Edmund Kumaraku, mio amico presidente dell’Associazione Agimi, quando si è rivolto a me dopo la morte della donna, per chiedere aiuto per i suoi figli: avremmo aiutato di più i figli se avessimo agito per aiutare e proteggere la madre e tenerla in vita, anzi, se avessimo potuto aiutarla ad andare incontro ad una vita finalmente libera e serena…
    dopo di che, dire che abbiamo fatto un protocollo d’intesa contro la violenza proprio in quei giorni serve a poco (o almeno non riporta in vita Speranza), così come serve a poco dire che sia noi(la provincia con gli sportelli “Per LEi”) sia Asl con i suoi servizi abbiamo incontrato un certo numero di donne (che sono persone e non “casi”): con la morte di Sphresa abbiamo mancato tutti alla nostra mission, siamo tutti sconfitti perchè ancora una volta, con un gesto di barbarie nei confronti di una donna brava, onesta ed indifesa, è stata sconfitta l’umanità.
    Questo vorrei condividere con gli uomini per bene: la lotta che dovremo fare contro la violenza alle donne ed ai bambini sarà vinta solo se donne e uomini la faranno insieme e rappresenterà il salire di un gradino per l’intera umanità.
    a presto e scusa per lo sfogo
    Leonina Grossi
    Consigliera delegata alle Pari Opportunità
    della Provincia di Rimini

  3. Cristella

    Condivido tutto quanto. Ritengo che uomini e donne “per bene” siano tanti… anche se l’apparenza che si specchia nelle Tv, nei giornali pieni di gossip et similia direbbe il contrario.
    Prevenzione dei danni: a tutti i livelli. I disagi delle famiglie, le violenze ai bambini, alle donne, gli adolescenti che si perdono… tutto si può combattere con la conoscenza, la cultura, la prevenzione, l’apertura della mente.
    Grazie, Leonina, per le tue parole, ma specialmente per la grande svolta (anzi, del “tutto”, perché prima c’era ben poco!) che hai dato alle politiche provinciali riminesi a favore delle pari opportunità per tutti, arrivando come un “ciclone intelligente”, come al solito irruente. Ma con un nome così, non poteva essere altrimenti, Leonina, vero?

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