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Anche a Rimini la solitudine… (e l’indifferenza)

Non è la prima volta e non succede solo a Rimini.

L’altro ieri, richiamati dal cattivo odore, i vicini di casa si sono decisi a chiamare i Vigili del Fuoco. Che venissero a controllare… L’anziano vicino dalle abitudini un po’ strane in effetti non si vedeva in giro da un sacco di tempo.

E’ vero che viveva così solo e rintanato che lo avevano soprannominato “il sepolto in casa”. E’ vero che lo si vedeva uscire, di notte o all’alba, quando, zitto zitto, andava nei giardinetti a svuotare il secchio dell’urina. E’ vero che la spesa la faceva sì e no una volta al mese, che indossava sempre gli stessi abiti e le stesse scarpe, che nessuno lo andava mai a trovare…

“Avevamo chiamato i servizi sociali del Comune, – dicono ora i vicini – ma lui non ha fatto mai entrare in casa nessuno. Quando vennero le assistenti sociali non aprì la porta, fingendo di non esserci.”

Ottant’anni, dicono che fosse uno scrittore e un giornalista. In casa aveva impilato carta su carta, fasci di giornali e libri fino al soffitto. Né acqua, né luce, né riscaldamento.

Ma come si lavava? Cosa mangiava? Come viveva?

Non mi capacito: non è possibile che questo succeda al centro della mia città, con famiglie che abitano nello stesso stabile, divise solo da un muro largo una spanna. Non è possibile che nel 2008, a Rimini, una persona possa vivere in questa solitudine.

E morire così, ritrovandone quel che resta dopo due, tre, chissà quanti mesi…

Cercare (e trovare) un lavoro a Rimini e dintorni

Oggi parliamo di lavoro (senza sudare troppo, però!).

Come ho già scritto in più occasioni il primo lavoro di Cristella – quello che produce uno stipendio, per intenderci – è al Centro per l’impiego di Rimini. La scrittura e il giornalismo sono un innamoramento, un hobby: belli e appassionanti finché rimarranno tali.

L’esperienza quasi trentennale a contatto con migliaia e migliaia di persone alla ricerca di un lavoro mi porta ad avere una certa dimestichezza con l’ambiente e le relative dinamiche. Ormai riesco ad anticipare la domanda di chi si presenta al mio sportello, ad esempio, riconoscendo la tipologia della persona al primo sguardo o alle prime parole. Magari dall’accento o dal tipo di approccio.

Soprattutto in questo periodo dell’anno si ripete una scena già vista tante volte: tantissimi “cercatori”  (non solo giovani) che ho battezzato “i disoccupati con lo zainetto“. Giungono a Rimini, armi e bagagli al seguito, attirati dalla possibilità di trovare occupazione con facilità negli alberghi e nelle altre strutture turistiche. Molti hanno effettivamente delle potenzialità, magari perché con buone referenze e professionalità. Altri vagano proprio allo sbaraglio e rischiano di rimanere delusi.

Questi ultimi si riconoscono da quel troppo generico “cerco qualsiasi lavoro”, sottolineato dal pretenzioso “so far tutto” o dal chiarificatore “mi adatto, basta che ci sia anche l’alloggio gratis”.

Purtroppo non sono più i tempi, neppure in Riviera, di quando i posti disponibili superavano l’offerta. Oggi i disoccupati sono sempre più numerosi e, dall’altra parte, le strutture turistiche sono legate a periodi di attività più frammentati rispetto al passato, quando “la stagione” durava da Pasqua a ottobre.

Ecco allora i miei consigli.

Innanzitutto informarsi: in quasi tutte le città, spesso anche nei paesi più piccoli, esistono degli uffici che possono aiutare chi cerca un lavoro ed è disponibile a spostarsi. Di solito si chiamano “Informagiovani” (ma vengono utilizzati da persone di ogni età) e sono presso i Comuni. Nell’era di Internet innumerevoli offerte, non solo in Italia, sono a portata di clic. Basta trovare un Pc collegato alla rete.
Per quanto riguarda la nostra zona, ad esempio, tutte le offerte di lavoro sono pubblicate nel sito internet del Centro per l’impiego (www.riminimpiego.it), nella sezione Cercoffro, costantemente aggiornata.

Per il lavoro estivo nel settore turistico alberghiero, poi, da anni è attiva una banca-dati regionale, chiamata Autocandidatura, dove si possono visualizzare le offerte dei datori di lavoro di tutta la riviera romagnola: Lidi ferraresi, Lidi ravennati, Cervia-Milano Marittima, Cesenatico, Gatteo a Mare, Savignano Mare, San Mauro Mare, Bellaria-Igea Marina, Rimini, Riccione, Cattolica, Misano Adriatico.

Collegandosi al relativo link si possono selezionare le proposte in base alla qualifica, alla zona e ad altre caratteristiche. Io consiglio di guardarle tutte, le offerte, di non limitarsi a cercare, per esempio, solo i posti con alloggio a Rimini: tenete presente che Bellaria o Cesenatico sono vicinissime e in estate tutta la Riviera è simile a un’unica grande metropoli balneare.

Sempre nel sito dell’Autocandidatura, ciascun lavoratore può segnalare la propria disponibilità immettendo i dati personali e professionali. I Centri per l’impiego provvederanno a trasmettere i nominativi dei disponibili a tutti gli albergatori o imprenditori che ne faranno richiesta.

Vi assicuro che questo sistema funziona. E, particolare da non sottovalutare, è totalmente gratuito. Sia per chi cerca, sia per chi offre.

L’altro canale di ricerca/offerta molto usato a Rimini e dintorni è il giornale di annunci Il Fo. Anche questo consultabile on-line (all’indirizzo www.ilfoannunci.it).

Bene, mi pare di aver scritto un post professionale. Sperando che sia utile a qualche lettore, nello spirito delle linee-guida del mio blog: territorialità, quotidianità, interessi personali.

Sì, perché… “il lavoro è il mio lavoro“.

Job talkiamo?

Col titolo “Buon 2008 ai poeti, operai dell’avventura, da JobTalk”, il blog di Job 24, inserto del quotidiano economico più famoso d’Italia (Il Sole 24 Ore), dà la misura di quanto il nuovo spazio web gestito e diretto dalla giornalista Rosanna Santonocito spazi oltre i confini istituzionali che riguardano il mondo del lavoro.

Lo visito e lo commento come “addetta al lavoro”, trovandolo interessante per le mille informazioni e i tanti aggiornamenti che riguardano la mia professione di operatrice in un Centro per l’impiego. Ma anche per il piacere di leggere pagine di giornalismo di qualità che offrono qualcosa di più del puro nozionismo tecnico.

Si parla e si discute di chi il lavoro ce l’ha e di chi lo cerca; di chi lo prende, lo lascia e lo riprende; di chi lo vorrebbe diverso; di chi, donna, pensa che se fosse nata maschio lo avrebbe più qualificato; di chi studia e va all’estero per ottenerlo; di chi lo racconta nei libri e nei blog; di chi lo filma, di chi lo disegna e di chi lo canta… E di chi, come Alda Merini, ne fa poesia.

“L’augurio che non ti saresti aspettato da un quotidiano economico”, così titolerei il post di Jobtalk del primo gennaio e che, semplicemente, riporta la poesia della Merini che copioincollo qui sotto.

Ma anche nell’ultimo inserto settimanale del giovedì Nòva 24 non si scherza: “Oggi è il primo giorno del resto della tua vita”, c’è scritto a tutta pagina. I colleghi si stanno ancora chiedendo perché, come addetta di turno alla rassegna stampa quotidiana, questa mattina mi sia dilungata più del solito a “studiare” il giornale dalle pagine rosa che nessuno di loro vorrebbe mai spulciare…
“Meditate, gente, meditate!”, vorrei annotare per tutti sulle fotocopie che ho distribuito…

E godetevi “l’anno che porti cose migliori”. A partire da oggi, da adesso. E anche da domani, che sarà di nuovo il nostro oggi.
ANNO CHE PORTI
di Alda Merini

Anno che porti cose migliori forse o forse una cornucopia di abbandoni…

Certamente l’amore,

se stringiamo le nostre mani dentro i nostri giorni caleranno i giudizi universali nei nostri auspici:

siamo grandi, ormai, finalmente grandi e forti da credere al delirio della pace che è la sola certezza.

E finalmente i poeti, operai dell’avventura,

canteranno i peana della grazia….

La balena della Barafonda. Quando il mare si colorò di rosso

Questa sera rispondo all’amico Gigi di Wikicity che mi ha chiesto se avessi notizie sullo spiaggiamento della balena avvenuto a San Giuliano Mare (o Barafonda) nel 1943, episodio descritto anche da Federico Fellini. Nel suo sito Gigi ha già inserito qualche riferimento, così come le notizie di altri spiaggiamenti di cetacei sulle spiagge riminesi.
Curiosa come sono, e stimolata dalla richiesta, ho ricordato di aver letto la storia raccontata da diversi autori locali e di avere del materiale nelle mie librerie.
In un libro di Benito Colonna (“La mia Rivabella”, edizioni Chiamami Città, 2000) intanto, ho trovato un paio di fotografie che provo a postare. C’è anche un bel racconto. So che anche Anna Rosa Balducci ha scritto della balena (da qui il nome del suo blog “Sto con le balene“).
Voglio però dare spazio alla versione raccontata da Guido Lucchini in “Barafonda. Storie di gente alla buona e versi in dialetto romagnolo” (Pietroneno Capitani Editore Rimini, 1996), che trascrivo qui di seguito.
Il capodoglio
Era l’aprile del 1943. La Barafonda si svegliò con una grande sorpresa.

Pino (Bignardi) nel recarsi come ogni mattina ancora buio ai suoi “cugòll” (reti da posta messe a circa 100 metri dalla riva), arrivato sul posto con il suo moscone a remi avvertì nelle vicinanze un sommesso sbuffare, come fosse una locomotiva sotto pressione e guardando dalla parte dove udiva questo “rumore” intravide una massa scura.

Una grossa gobba sporgeva dall’acqua; con una certa apprensione ed un po’ di timore addosso, si avvicinò con prudenza alla “cosa” constatando che si trattava di un grosso pesce. Allora, dando forza ai remi, si affrettò a riva.

Corse a casa e mentre s’impossessava di una “resta” (lunga corda per la pesca con la tratta) chiamò suo padre (“e’ Nin”) per metterlo al corrente della sua scoperta.

In poco tempo padre e figlio arrivarono sopra il grosso pesce e, mentre “e’Nin” teneva i remi del moscone, Pino si tuffò in acqua, legò la corda attorno alla coda del pesce per poi portarla a riva dove veniva legata ad una “stanga” (palo per la posa in mare dei cogolli). Con il fare del giorno arrivarono i primi curiosi.

La balena sulla spiaggia

In un baleno la notizia si sparse per tutta la Barafonda e, di conseguenza, per tutta Rimini. Già le Guardie di Finanza, avendo la caserma nelle vicinanze, erano sul posto. Arrivarono giornalisti, fotografi, autorità civili e militari, gente dalla città e dai paesi vicini come fiume in piena. Si decise di tirare a riva il pesce.

Si seppe poi trattarsi di un capodoglio arenatosi in questa zona chissà per quale ragione. Molta gente si “attaccò” alla corda (forse un centinaio di persone) ed al comando di qualcuno si cominciò a tirare.

Appena il grosso cetaceo si sentì tirare per la coda (fu calcolato del peso di 70-80 quintali, 12 metri di lunghezza), dette uno strattone rovesciando a terra tutti quanti. Si pensò allora ai buoi di Bastunè (Poni) che aveva la propria casa nelle vicinanze (l’attuale Centro Anziani Casa Colonica). Bastunè, poco dopo, era lì con due paia di buoi che vennero subito attaccati alla corda.

Anche questa volta, appena il capodoglio si sentì tirare per la coda, dette un’altra sventagliata trascinando a terra le povere bestie.

Il contadino si affrettò a riportarle subito nelle proprie stalle.

Intanto l’afflusso della gente aumentava.

Qualcuno improvvisò depositi di biciclette, accorsero venditori ambulanti di ogni genere. Ragnon (Roberto Conti), “s’la batèna” (con la battana, la vongolara), portava i curiosi (naturalmente a pagamento) a fare un giro attorno al capodoglio.

Insomma, un po’ tutti trovarono il modo di fare qualche soldo, all’infuori dei Bignardi, padre e figlio, che non presero una lira.

Poi arrivò il colpo di genio (forse della Capitaneria o forse della Finanza). Insomma, si pensò di uccidere la bestia, piuttosto che pensare di cercare di trascinarla al largo, magari con un barcone a motore.

Così si fece intervenire l’Esercito.

Con una mitragliatrice piazzata a prua di una barca si giustiziò il povero cetaceo che forse non chiedeva altro che la sua libertà verso il grande mare.

Durante l’esecuzione il capodoglio impennò la grande coda in alto, come triste sventolio di una funesta bandiera.

Il mare cominciò a tingersi di rosso.

Una macchia sempre più grande dal molo arrivava sino allo scaricatore del Marecchia. La gente rabbrividì nel vedere il grosso cetaceo divincolarsi, rotolarsi, con la coda in alto durante lo spasimo della morte, e tutto finché la mitraglia tacque.

La gente se ne andò a testa bassa.

I giorni che seguirono non ebbero storia.

la balena sulla spiaggia

Il capodoglio, trascinato a riva, andò subito in putrefazione gonfiandosi sino a diventar circa il doppio.

Un puzzo nauseante, trasportato dalla brezza del mare, entrava in tutte le case della Barafonda. La carcassa fu venduta ad un certo Malatesta per farne sapone.

Intanto che veniva squartato quasi tutte le donne (essendo tempo di guerra e tutto era razionato), riuscirono a portare a casa il loro tocco di polpa.

Ne avrebbero fatto sapone per il bucato, senza pensare che, come conseguenza, lo sgradevole odore si sarebbe trasferito su lenzuoli, federe, tovaglie, fazzoletti.

Domus del Chirurgo: splendidi mosaici romani a Rimini

[tag]Rimini[/tag], oltre alla spiaggia e alle discoteche, c’è di più.

Questo il tono dei commenti alla notizia del giorno: in piazza Ferrari, in pieno centro storico, da ora in poi si potrà visitare un sito archeologico dalla bellezza “che toglie il fiato”, come scrivono i giornali.

Tutti ne parlano. Non solo tv e giornali, ma anche quasi tutti i blogger riminesi che leggo.

Mi ero già occupata dell’argomento qualche mese fa, quando nell’ambito del Festival del mondo antico venne presentato al pubblico il film-documentario sugli scavi della Domus.

Ed ora sono in fila, con tanti altri curiosi, per entrare e vedere coi miei occhi.

Sì, perché dopo tanta attesa ora nessuno vuole mancare.

Giustamente il Comune ha riservato ai cittadini più giovani l’onore delle prime visite, ieri, consegnando simbolicamente ad alcune scolaresche la Domus del Chirurgo.

A chi avesse voglia di farsi un giro virtuale – in attesa di poter andare di persona – consiglio la scheda dettagliata che si trova nel sito del Comune di Rimini, contenente tutta la storia del ritrovamento ed alcune suggestive fotografie. Da non perdere i servizi di Icaro Tv su Youtube, primo fra tutti questo.

Ai lettori non romagnoli: “dite la verità, lo sapevate che al di là della spiaggia e dell’interminabile fila di alberghi, negozi, ristoranti eccetera eccetera ci fosse un’altra Rimini?”