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Valderico, il “dicitore” di Torre Pedrera.

“Uno di questi giorni lo vado a trovare”….

Quante volte, negli ultimi anni, Cristella ha pensato, e regolarmente messo in secondo piano, ad un saluto a Vittorio Valderico Mazzotti, sapendolo fermo in casa da tempo.

Poi, come succede spesso, la buona intenzione invecchia lì, senza aver seguito. E così poco fa, leggendo il necrologio sul giornale di oggi, arriva la notizia: il poeta dialettale di Torre Pedrera, 92 anni, ci ha lasciati per sempre. I funerali saranno domani alle ore 16.

C’è stato un periodo, circa quindici anni fa, di frequentazione abbastanza continua, per l’interesse comune per il dialetto e le “robe” romagnole. Ricordo ancora l’arrivo a sorpresa della sottoscritta, con fotoreporter del Resto del Carlino al seguito, al pranzo per il suo 80° compleanno, all’hotel Punta Nord.

“Sono un ‘dicitore’ – diceva – più che poeta.”

Il fascino più grande, in effetti, era quando lo si poteva ascoltare declamare le zirudelle di Giustiniano Villa o i versi di Raffaello Baldini.

Simpatico, irruente, dal carattere “tosto”. Mi piace ricordarlo così.

Ecco come Vittorio Valderico raccontava, in poesia, l’amico Fis-ciòun, “il pescatore” di Viserba.

Duvè ch’e’ sta Fis-cioun?

Volta so in via Rossini,

a sinéstra po’, la sgonda,

ta t’ trov òna ad cal stradini

ch’la è ziga, che la n’ sfonda.

T’void a destra una capana,

un ch’e’ sbòffa m’un fugoun,

un mòcc’ ad zenta cla sgulvana

e t’si arvat! Ui stà Fis-cioun!

(Dove sta Fischione? Volta su in via Rossini, a sinistra poi, la seconda, ti trovi una di quelle stradine, che è cieca, che non sfonda. Vedi a destra una capanna, uno che sbuffa ad un focone, tanta gente che si abbuffa. E sei arrivato! Ci sta Fischione!)