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Snaporàz

Una chicca dedicata a chi ama la filmografia felliniana.

Nel mio archivio cartaceo, che fa ormai strabordare la stanza adibita a studio-rifugio, ho ritrovato casualmente alcuni appunti riferiti ad un’intervista che porta la data del 1996.

Il testimone è Renato Piccioni, poeta riminese di cui ho già scritto, oggi alle soglie degli 85 anni, che nel 1963 partecipò come comparsa alle riprese di “8 e 1/2” effettuate alle terme di Chianciano.

Sapendolo di origini riminesi, qualcuno gli chiese se conoscesse il significato del soprannome affibbiato dal Maestro al protagonista del film, Marcello Mastroianni , “Snàporaz” (più volte richiamato anche in “La città delle donne”).  

Qualche indagine fra i collaboratori di Fellini e… ecco svelato il mistero: Snàporaz (o, meglio, “Snaporàz) è una contrazione di “t-ci snà un puràz“, cioè “sei soltanto un poveraccio” .

Motivazione: Mastroianni, quando non aveva voglia di impegnarsi troppo, esibiva una flemma che Fellini definiva tutta “ciociara”. Ricordandogli le sue origini, il Maestro lo rimproverava dicendogli: “Vin a lavurè, che t-ci snà un puràz!” (vieni a lavorare, che sei soltanto un poveraccio!).