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Ehi, bimba bella, sorridi con il clown!

La saletta di “transito” fra il tunnel della risonanza magnetica e lo spogliatoio viene chiusa da una discreta tenda. Cristella è in “fase di compensazione” con l’ago della flebo infilato nel braccio. La poltrona è comoda, il liquido scende goccia a goccia per andare a ripulire i reni dai residui del contrasto che qualche minuto prima l’ha riscaldata…

L’infermiera si scusa: “C’è un altra paziente. Fra un po’ riapro.” 

Ma, che strano, sbirciando da sotto la tenda, Cristella vede passare una barella spinta da qualcuno che indossa incredibili scarpe taglia 58 con pennacchi colorati e ammennicoli vari.

La curiosità vince: spostando un po’ lo sguardo, ecco qualcuno che assomiglia più a un pagliaccio che a un dottore (in senso vero, stavolta, non metaforico!).

Il camice è bianco, sì (un po’ di “dignità” va mantenuta, giusto?), ma addobbato con disegni e pinzillacchere di tutti i colori. Le mani sono coperte da guanti tutti strambi. In testa, un cappello a tese larghe e decisamente originale, con antenne che si muovono e suonano. Il volto è dipinto col sorriso rosso e gli occhi gialli e blu. I capelli (o la parrucca?) sono acconciati in bellissime treccine alla Pippi Calzelunghe. 

All’orecchio di Cristella giunge solo un piccolo lamento della bimba. Poi, solo discrete voci di adulti.

L’ anestesia totale (obbligatoria per un bimbo di un anno o poco più) comincia a fare il suo effetto.

La dottoressa-clown ha fatto la prima parte del suo “lavoro”: accompagnare la bimba dalla sua stanzetta all’antro tenebroso della Risonanza Magnetica facendo in modo che il tragitto fosse sereno e spensierato.

Adesso inizia la seconda parte, non meno impegnativa: tenere compagnia alla giovane mamma che, in sala d’aspetto, tortura l’orsacchiotto della figlia pensando alla sua bimba che è di là, da sola, bombardata dalle onde del tam-ta-tatam

Auguri alla piccola. Un abbraccio alla sua mamma. Tantissimi complimenti alla dottoressa Patrizia Cenni dell’Ospedale di Ravenna per il progetto dei “Sorrisi in corsia”.

“Tempo dedicato” per un regalo fatto con le mie mani

Dedicare tempo agli amici significa anche creare qualcosa di originale solo per loro. Certo, andare a comprare un regalino in un negozio o in una bancarella richiede sempre tempo (e spesa).

Ma vuoi mettere, se una mezzora la impieghi sferruzzando, tagliando o incollando un oggetto destinato proprio a lei o a lui, a quella persona che, mentre crei, non riesci a toglierti dalla testa e dal cuore?

“Tempo dedicato” è un po’ più prezioso: vale un abbraccio grande. Continua a leggere

A Natale regala un libro che profuma di Romagna.

Un regalo speciale e originale a soli 10 euro?
Eccolo!

Adattissimo per mamme, nonne e zie e per chiunque ami le tradizioni, la Romagna, il dialetto.

Il mio libro “Trama e ordito” si può acquistare qui: Continua a leggere

Ecco a voi “Vis a Vis”: il giornale di Viserba e Viserbella.

La Terra delle Acque, i suoi volti, le storie, i luoghi… Ieri oggi e domani.

Vis a Vis” è la nuova rivista, di cui sono “capo redattore” – uauh! – Continua a leggere

“Il male curabile”: Cucuzza e il suo libro a Rimini

Michele Cucuzza e il dottor Alberto Ravaioli 1 giugno 2012 - Day Hospital Oncologico di Rimini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un amico dell’Oncologia Riminese. Così si può definire, senza paura di sbagliare, il noto giornalista televisivo Michele Cucuzza, che ieri ha presentato il suo libro “Il male curabile” proprio nei locali del Day Hospital Oncologico inaugurato il giorno prima presso l’Ospedale Infermi.

Cucuzza conosce da tempo il progetto della nuova struttura, avendola visitata anche durante i “lavori in corso” in occasione di precedenti tappe in città.

Il libro, edito da Rizzoli, trasmette speranza già dal titolo e racconta la sfida al tumore di Mauro Ferrari, matematico italiano trapiantato negli Stati Uniti. Una battaglia che prende il via dopo la morte per tumore, ad appena 32 anni di età, della moglie Marialuisa, madre dei suoi tre figli.

Questo momento che nella vita di altri avrebbe segnato la fine, per Ferrari è la partenza per una grande impresa. Lui non è medico, essendo laureato in matematica. Ma dalla morte della moglie si  dedica anima e corpo alla battaglia contro il cancro, che affronta con un approccio assolutamente originale basato sull’applicazione delle nanotecnologie alla medicina. Ghiandole artificiali capaci di rilevare il cancro e somministrare autonomamente il medicinale; nanovaccini che risvegliano il sistema immunitario; diagnosi effettuate attraverso una semplice analisi delle proteine; robot chirurghi e sofisticati manichini-pazienti su cui fare pratica.

Non è fantascienza, ma solo una parte di quanto si sta sperimentando al Methodist Hospital Research Institute di Houston, Texas, diretto da Ferrari, che spiega: “Con la chemioterapia solo una cellula medicinale su 100 mila raggiunge il bersaglio. Noi lanciamo minuscoli missili multistadio simili a quelli usati nei programmi spaziali, carichi di farmaci che centrano solo le cellule tumorali senza disperdere sostanze tossiche nell’organismo”.

In questo appassionato reportage Michele Cucuzza racconta del suo incontro a Houston col professore e la sua équipe di giovani collaboratori provenienti da tutto il mondo. Matematici, chimici, biologi, ingegneri e medici coalizzati nella missione comune di sconfiggere il cancro. Una finestra aperta sul futuro della scienza medica, ma anche su una realtà, quella americana, che punta enormi risorse pubbliche e private sulla ricerca e sull’innovazione. Al contrario di quanto accade nel nostro Paese.”

Proprio su questo aspetto dei finanziamenti per la ricerca e la cura, a Rimini Cucuzza ha elogiato la realtà locale, dove il Day Hospital Oncologico rappresenta un fiore all’occhiello della sanità pubblica, mentre negli Stati Uniti si tratta di realtà private e quindi accessibili a pagamento.

“Sembra di stare in America, non a Rimini: questo è un bellissimo esempio di interazione fra pubblico, privato, banche, aziende – ha detto il giornalista – E, soprattutto, cittadini e i tanti volontari dell’Istituto Oncologico Romagnolo che conosco e vedo qui presenti numerosi.”

Anche Cristella c’era. Che si scusa con Michele per essere uscita prima della conclusione dell’incontro (“per non farsi mancare niente”, c’era un giovane medico, un po’ troppo sincero, che in un ambulatorio a qualche metro di distanza, lì all’Ospedale, l’aspettava per accertamenti urgenti e non prorogabili… Sob!).