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Violette: forti e caparbie anche se ignorate e calpestate

Anche se questa mia poesia è stata citata altre volte sul blog, oggi ho più di un motivo per riproporla. Innanzitutto l’otto marzo è stata letta da tre attori, anche loro dipendenti della Provincia di Rimini, durante i tre incontri augurali con le impiegate dell’Amministrazione organizzati dal Presidente, dagli Assessori e dalla Consigliera delegata alla Pari Opportunità Leonina Grossi. Grazie alla bravura di questi tre “dicitori” il mio mazzolino di violette ha acquistato in profumo ed è stato molto apprezzato da tutti.

Se non bastasse, proprio oggi, andando in stazione per acquistare i biglietti per Roma (…e questa è una grande grande sorpresa che racconterò domani), ho notato, sul muro dove tutti appoggiano le biciclette, questo quadretto. Non ho potuto resistere. L’ho fotografato.

violette alla stazione di Rimini

Ma queste violette, quanto sono forti e caparbie????

Volevo un mazzolino di violette Continua a leggere

Una télaragna, un pidriùl ad sàida…

Questa la devo raccontare.

Qualche mese fa insieme ad alcune amiche sono andata a cena al ristorante La Sangiovesa, a Santarcangelo. Oltre a proporre un menu della tradizione romagnola, il luogo, ideato e progettato con l’aiuto del “solito” Tonino Guerra (scrivo così perché ultimamente Tonino è molto presente in questo blog) contiene diversi oggetti di arredamento, libri, opere del poeta. Anche le tovagliette di carta gialla poste sotto al piatto di ogni commensale riproducono le sue poesie. Presa dall’atmosfera romagnola, ho voluto far bella figura con le amiche iniziando a leggere ad alta voce i versi scritti sulla tovaglietta della mia vicina. Tutto bene: non ricordo quale fosse, ma era un testo piuttosto breve.

Poi passo a quella sotto al mio piatto: una poesia che non conoscevo, sebbene sia stata pubblicata nel 1976.

Ebbene, ormai avevo iniziato e non potevo interrompermi… Ma più andavo avanti, più le “ragazze” mi guardavano con aria stupita e i vicini di tavolo ancora di più. Insomma, in un modo o nell’altro sono riuscita ad arrivare alla fine.

Ma sicuramente la mia faccia era diventata rossa, che più rossa non si può!

Eccola. Buona lettura 😉

Cantèda Vintiquàtar

La figa l’è una telaragna Continua a leggere

Anch’io mi guardo nello specchio di Germana, la mia amica poeta

Quello che mi piace, delle mie amiche, è che sono donne vere.

Non quelle patinate, rifatte, lucide e lisciate e che troppo spesso indossano la maschera di un sorriso finto.

Le mie più care amiche sono donne che si incontrano al supermercato e sul bus, che vanno in bicicletta o guidano quasi impaurite nel traffico cittadino, che lavorano dietro allo sportello delle poste o nei reparti degli ospedali, che puliscono le aule o insegnano ai bambini, che per due o tre volte al giorno, per tutti i giorni dell’anno, devono mettere qualcosa in tavola per  la famiglia senza che qualcuno dica grazie, che devono occuparsi/preoccuparsi di figli, nipotini,  genitori, suoceri…

Insomma, le mie amiche sono tutto questo. Ma sono anche poete.
La poesia di Germana Borgini è in dialetto di Santarcangelo. Quello specchio c’è anche in casa mia. Grazie, Germana.

E spèc

(di Germana Borgini)

E spèc l’è sfazèd, l’è una spèa,

ut dói cla verità ch’l’at fa mèl

ad chi dè che t’a n nè vòia

e te, par no dèi sodisfaziòun,

t’pas a chèul rét e t’a n t’zóir a guardèl.

Ma u i è di dè che u n t fa paèura;

tà l’affràunt fàza fàza

e ste bén, t’at’guèrd,

t’cì tè, si tu cavél biènch,

si sàulch dal risédi,

al somigliènzi si tu fiùl,

e quèl ch’ùt pis ad piò

l’è e tu sguèrd,

e tu sguèrd lébar.

Lo specchio / Lo specchio è sfacciato, è una spia / ti dice quella verità che ti fa male / in quei giorni che non ne hai voglia / e tu per non dargli soddisfazione, / passi indispettita e non ti giri a guardarlo. /Ma ci sono dei giorni che non ti fa paura / lo affronti faccia a faccia / e stai bene, ti guardi, / sei tu coi tuoi capelli bianchi, / coi solchi delle risate, / le somiglianze con i tuoi figli / e quello che ti piace di più / è il tuo sguardo, / il tuo sguardo libero.

Il sole discreto, che non fa rumore. Omaggio a Elio Pagliarani

Anche quest’anno Viserba accoglie per le ferie estive il “suo” poeta.

Elio Pagliarani e la moglie Cetta Petrollo

Elio Pagliarani, uno degli ultimi esponenti della Neoavanguardia del Novecento, fondatore del Gruppo 63 e tanto altro ancora, sta infatti trascorrendo le vacanze insieme alla moglie Cetta nella sua casa in riva all’Adriatico. Non tutti lo riconoscono…

Nella piazza centrale, qualche sera fa, qualcuno gli si è avvicinato quasi timidamente… semplicemente per stringergli la mano.

Nella sua opera “La ballata di Rudi” Pagliarani ha descritto, con le tinte e i ritmi della sua poesia (“un rapper di neoavanguardia”, lo ha definito un critico) i luoghi e le persone di Viserba, la sua terra.

“Le sue liriche hanno raccontato i cambiamenti suoi e del suo paese (o meglio i suoi paesi-paesaggi) dagli anni ’50 al 2005.  Nei suoi scritti musicalità, tensione lirica e l’intenzione di narrare si condensano in una dimensione epica e drammaturgica.”

Uno dei paesi-paesaggi è proprio la nostra, la sua, la mia Viserba.

Un esempio? La spiaggia e il sole discreto, “che non fa rumore”.

Elio Pagliarani

La “La ballata di Rudi” (1995)

VI. A spiaggia non ci sono colori

A spiaggia non ci sono colori

la luce quando è intensa uguaglia

la sua assenza

perciò ogni presenza è smemorata e senza trauma

acquista solitudine

La parole hanno la sorte dei colori

disteso

sulla sabbia parla un altro

sulla sabbia supino con le mani

dietro la testa le parole vanno in alto

chi le insegue più

bocconi con le mani sotto il mento

le parole scendono rare

chi le collega più

sembra meglio ascoltare

in due

il tuo corpo e tu

ma il suono senza intervento è magma è mare

non ha senso ascoltare

Il mare è discreto il sole

non fa rumore

il mondo orizzontale

è senza qualità

La sostanza

è sostanza indifferente

precede

la qualità disuguaglianza

La brèscla ad Baiètta

Il sito del “nostro” Laboratorio Urbano della Memoria (www.ippocampoviserba.it) si sta arricchendo, giorno dopo giorno, di scritti, testimonianze, fotografie…
Copio-incollo, per chi ama il dialetto, una poesia scritta nell’estate 2009 dal socio Vincenzo Baietta, insegnante in pensione (già vicepreside della Scuola Media di Viserba), che si sta rivelando una risorsa molto, molto preziosa.

La  brèscla

“L’è mèj tajè erba

quand ch’è piòv

che zughè a brèscla Continua a leggere