Amarcord viserbese: la Sirenetta

Articolo pubblicato su “VIS a VIS” n. 8 – agosto 2016 (pagine 22, 23, 24, 25).
L’intera rivista è leggibile in questo LINK

La ‘casa’ delle danze. Storia di una ‘balera’.

Casa del Popolo, Sirenetta, Slego… Tre nomi, tre periodi, ritmi diversi, stesso denominatore: stare insieme per ballare, divertirsi, conoscersi.

Per ricordare un luogo di ritrovo e di aggregamento viserbese che non c’è più, frequentato anche da molti forestieri, ripercorriamo le sue tre vite: le origini, il periodo del massimo sviluppo, la trasformazione precedente alla chiusura del 2000.
Protagonista di questo amarcord è “La Sirenetta”, il locale da ballo che negli anni del suo splendore attirava a Viserba tantissime persone, dove le belle turiste non si salvavano dalle attenzioni dei giovani e meno giovani galletti romagnoli, dove nacquero migliaia di storie d’amore.
All’inizio era una semplice “Casa del Popolo”, precedentemente ospitata in quella che oggi conosciamo come “Casa della Finanza” (in via Ciro Menotti, accanto al mercato coperto del centro di Viserba). Lo sfratto da quella sede avvenne nel 1953, quando la cosiddetta “legge Scelba” rese di proprietà statale tutte le Case del Popolo italiane, che dal 1946 avevano sostituito le Case del Fascio (che a loro volta avevano fatto sloggiare le primissime Case del Popolo).
Nel 1954, quindi, alcuni cittadini viserbesi, associati come “Cooperativa Gramsci”, acquistarono la villetta di via Puccini di proprietà della famiglia di Maurizio “Riccio” Mingardi, il ciclista prodigio di cui abbiamo scritto sul secondo numero di “Vis a Vis” (giugno 2013).
Dopo averla demolita, una squadra fantastica di volontari si mise all’opera.
“Guidati dal capocantiere Romeo Ottaviani e con la collaborazione dell’impresa di Angelo Zammarchi – raccontano i nostri testimoni, Domenico Magnani e Mario Lisi – nelle ore libere dalle rispettive professioni una quarantina di operai e manovali armeggiava con le maniche rimboccate, attorno a due carrucole, con carriole, badili e betoniere. Il dottor Quinto Sirotti vigilava attento, pronto per eventuali medicazioni. Una scena indimenticabile!”
Sorse così un locale di incontro a disposizione di tutti, con sala da ballo e ampi spazi di incontro. Poi, agli inizi degli anni ‘70, sempre con lo stesso sistema di lavoro, ma con l’intervento della Cooperativa Edile Viserbese presieduta da Sisto Delvecchio, si operò una ristrutturazione, con l’aggiunta, tra l’altro, di un grande soppalco.
Grazie alla voce dei testimoni e ad alcune fotografie in bianco e nero, ripercorriamo importanti momenti politici, come la visita di Palmiro Togliatti del 1957, e un Congresso della Federazione Comunista riminese, nel novembre del 1962.
Ma prendono forma, soprattutto, i volti di altri viserbesi, oltre a quelli già citati, che in qualche modo hanno contribuito prima alla nascita e poi alla gestione della Sirenetta.
Tanti, di diverse età e condizione. Impossibile citarli tutti.
Achille Galli (‘Pléza’, presidente e fondatore nel dopoguerra), Gigi Sobrero, Virgilio Della Chiesa, Raffaele Zanzani, Giorgio Pari, Benito e Bruno Delvecchio, Dante Mangianti, Raffaello e Mina Cambi, Massimo Giardi, Alberto Biagini, Giuseppe Coltelli, Walter Corbelli, Ersilio Vici, Fausto Ridolfi, Bruna Giannini, Giancarlo Bugli, Walter Domeniconi, Giancarlo Porcellini, Walter Pari, Lazzaro Galli, Nino Minelli.
Qualcuno ricorda, come flash fotografici, il soppalco e ciò che ospitava: le scarpe da calcio di Moretti, ‘il Lungo’, che allenava una squadra giovanile. E poi le spade, i fioretti e le maschere della scuola di scherma gestita da Romeo Bersani…
L’attività principale, comunque, restò quella del ballo, con il dancing (come si diceva allora) a pieno regime soprattutto in estate, le Miss elette quasi ogni sera, i ragazzi del mitico fotografo Alvaro Angelini. E qui viene in aiuto uno dei giovanotti di allora, oggi sempre impegnato come “addetto alle rustide”: Rolando Canini.

“Era un locale molto frequentato. – racconta – L’ingresso della Sirenetta diventava un punto d’incontro e su via Puccini c’era un via vai continuo di bella gente. Giovani, ma anche adulti, con la passione del ballo; belle turiste, magari con bimbi al seguito e lontane dal controllo dei mariti rimasti in città; coppie già collaudate; ragazze e ragazzi in cerca di compagnia… Chissà quanti hanno danzato sotto i rami di quei grandi alberi, sulla pista all’aperto, con le stelle a fare l’occhiolino! A me e al mio amico Massimo Lugaresi, visto che eravamo giovani e di bell’aspetto, avevano dato l’incarico di attirare le donne. Buttadentro e accompagnatori, in pratica. Al volantinaggio in spiaggia pensava, invece, il nostro amico Giorgio Cambi, ‘il Nero’, poi emigrato in Germania, che di notte girava con colla e pennello affiggendo le locandine.”
Poi, la terza vita: dopo “Casa del Popolo” e “Sirenetta”, nella storia della struttura di via Puccini fa la sua apparizione un’altra insegna: “Slego”.
“E’ difficile parlare di qualsiasi cosa riguardi lo Slego, anche solo comunicare ad un ventenne di oggi cos’era lo Slego di Viserba. – scrivono Valentina Secci e Simonetta Belli nel libro “Slego e Velvet, la prismatica riviera del rock” – C’è troppa storia, troppa musica, troppo vissuto, troppo sudore nella parola Slego per chi ha, anche solo in parte, vissuto gli anni di ‘uno dei più importanti club degli anni ‘80 e ‘90 in Italia e in Europa’ (così citato dal quotidiano inglese The Times). Agli inizi degli anni ’80 un gruppo di amici decide di trasformare La Sirenetta, durante il periodo invernale, in un angolo di Londra. Ritmi e gente nuovi: inni rock e new wave, mentre il locale si popola d’un microcosmo di stili e sottoculture. Diventa un tempio per dark e skinhead, occhi cerchiati di nero e crani rasati, per punk crestati e rockabilly, per le folte schiere in parka dei mods, e per tutti i ragazzi e le ragazze che vogliono assaporare il gusto della musica alternativa. Sul suo piccolo palco si avvicendano alcuni dei più importanti nomi dell’underground internazionale – dai Fuzztones ai Ramones, dai Blur ai Nofx – e muovono i primi passi lontano da casa i migliori gruppi della scena indipendente italiana: Litfiba, Casino royale, Subsonica, Bluvertigo, Afterhours, Marlene Kuntz.”
Nell’anno 2000 l’edificio di via Puccini viene venduto dalla cooperativa Gramsci, che si trasferisce altrove.
La Sirenetta non esiste più: già si era persa da qualche anno, sulla scia delle nuove mode e di altre mete scelte dai vacanzieri. Lo Slego si sposta in via Sant’Aquilina, col Velvet, che ne raccoglie eredità e sorti.
In via Puccini, oltre a silenzio e tranquillità, restano solo i vecchi muri che la nuova proprietà demolisce per costruire una palazzina di appartamenti.
Ancora una volta il destino di realtà dinamiche che hanno segnato la storia dei viserbesi si compie con un colpo di spugna… e via!

2 pensieri su “Amarcord viserbese: la Sirenetta

  1. Ivano Gaviani

    Quanti ricordi. Leggendo questa bella e dettagliata storia del Dancing Sirenetta!
    Io negli anni 60 ero uno di quei “ragazzi” della foto Angelini! Momenti indimenticabili!

  2. patrizia

    Anche per me ricordi indimenticabili , per poter avere l’entrata gratis andavo a mettere i volantini di pubblicità sui parabrezza dell’e auto erano gli anni 70

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