Una principessa a Viserbella. Gossip dell’altro secolo.

Guardando le innumerevoli cartoline d’epoca che, grazie a privati e collezionisti, vanno ad arricchire sempre di più l’archivio dell’associazione culturale Ippocampo Viserba, si può notare come, un tempo, fosse usuale scrivere un saluto o qualche nota anche sul lato illustrato delle stesse. La grafia, sempre arzigogolata come usava allora, trasmette emozioni e curiosità. Fra le tante, non è passata inosservata quella dov’è immortalato un villino di Viserbella, dall’aspetto piuttosto spartano, che pare sorgere in una zona deserta. Una freccia vergata a mano indica testualmente: “Soggiorno della Principessa Luisa di Sassonia Coburgo Gotha”.

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foto archivio Ippocampo

Una vera principessa a Viserbella? E in una casetta così borghese? Maddai!

Eppure è veramente successo, anche se solo per una stagione: quella del 1908.

Ecco mettersi in moto la voglia di sapere, la curiosità, lo spirito della ricerca per la migliore conoscenza del territorio e della sua storia propri della sottoscritta e di tutti gli amici di Ippocampo. Grazie al formidabile strumento rappresentato da internet e dall’altrettanto utile iniziativa del quotidiano torinese La Stampa che da qualche anno ha messo on line il suo archivio storico (dal 1867, con possibilità di ricerca avanzata), sono saltate fuori due vere “chicche”: articoli che confermano l’episodio.

Già un primo trafiletto del 12 luglio 1908 fa capire che ci si trova di fronte a personaggi che facevano chiacchierare il bel mondo tanto da meritare articoli sui giornali dell’epoca anche solo per una vacanza sulle rive dell’Adriatico.

Il titolo spiega: “La signora Toselli-Montignoso ai bagni.” Ed ecco il testo: “Ci telegrafano da Viserba, 11, ore 14,40:  A mezzogiorno è giunta in carrozza da Rimini la signora Toselli-Montignoso col suo bimbo e la balia; con essi non era il maestro Toselli.”

Una famigliola qualsiasi? Certo che no, visto che, come vedremo negli articoli successivi trovati nell’archivio, i suoi movimenti venivano seguiti dai giornalisti dell’epoca, nonché da paparazzi d’antan con le loro voluminose macchine fotografiche.

Enrico e Luisa Toselli

Enrico e Luisa Toselli

Un secolo fa i coniugi Toselli furono protagonisti di una storia molto passionale e chiacchierata, degna di un intrigo amoroso-diplomatico simile a quello, ben più recente, che ha avuto protagonista la Principessa Diana d’Inghilterra. Vicenda finita tristemente nelle aule dei tribunali internazionali.

I due si incontrarono nel 1906. Lui, Enrico Toselli, era un affermato pianista fiorentino. Alcune sue composizioni erano note in tutta Italia, soprattutto la “Serenata-Rimpianto”, che aveva composto all’età di soli 17 anni e che, nei vari arrangiamenti, viene suonata anche oggi in tutto il mondo (tra l’altro, grazie ai diritti d’autore, la Serenata permise la sopravvivenza non solo a lui, che con lo scoppio dello scandalo ebbe compromessa la carriera di musicista, ma anche, dopo la sua morte, al figlio avuto da Luisa ). Col senno di poi, Toselli scrisse nella sua biografia: “Mi sono sposato e non avevo che ventiquattro anni. Non ho agito con riflessione e ho commesso una follia. Mi affidai soltanto al mio amore e a quello che mi dimostrava colei che adoravo”. Lei, Luisa d’Asburgo–Lorena, bella donna (37 anni portati bene), principessa di Toscana, Boemia e Ungheria, arciduchessa d’Austria e principessa di Sassonia, contessa di Montignoso, aveva avuto sette figli dal matrimonio con Federico Augusto III, principe ereditario del regno di Sassonia, ma la sua condotta contraria ad ogni forma di etichetta l’aveva fatta scacciare dalla corte dal suocero, re Giorgio, che l’aveva per questo allontanata da Dresda. Nel 1907 Luisa ed Enrico si sposarono. Nel 1908 nacque un figlio, Carlo Emanuele Filiberto, detto Bubi, che poi diventò violinista. Nel 1913 erano già separati. Nel 1950 la loro storia diventò un film: “Romanzo d’amore”, diretto da Duilio Coletti e interpretato da Danielle Darrieux e Rossano Brazzi.

Ecco quindi svelato il mistero: la famigliola che merita articoli sulla stampa nazionale per una vacanza nella “landa desolata” di Viserbella è formata da Luisa, Enrico e il piccolo Bubi.

Il giornalista che, con matita e taccuino, pedina la coppia inseguendola con la carrozza di un vetturino del posto (chissà se era il papà del “nostro” poeta Elio Pagliarani?), nei successivi articoli pubblicati il 13 luglio e il 7 agosto 1908 (riportati integralmente in queste pagine), ci regala uno spaccato decisamente interessante sulla vita balneare a Viserba e Viserbella, descrivendone luoghi e abitanti con una prosa d’altri tempi, anche divertente.

Ma dov’era questo villino così famoso?

Non avendolo mai visto, e pensando quindi alla sua scomparsa, per un’estate intera la sottoscritta, tramite la fitta rete di amici dell’associazione Ippocampo, ha fatto indagini personali, con la foto del 1908 in mano, chiedendo ai Viserbellesi più o meno giovani. Qualcuno, finalmente, ha dato qualche indizio e, grazie al contributo dei collezionisti Oriano Polazzi, Paolo Semprini e Paolo Catena, sono saltate fuori altre immagini della casa riferite ad epoche successive.

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foto archivio Ippocampo 

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foto archivio Ippocampo

Svelato l’arcano, quindi. L ’edifico esiste ancora e, confrontando le foto, è facile riconoscerlo: nel 1907 era, insieme a Villa Gamberini, l’unico che sorgeva sulla spiaggia viserbellese ed era noto come “Villa Aviano” (v. nota dal libro di Manlio Masini). Si chiamò anche “Villa Lunati” e “Villino Ioli”. Grazie ad una recente ristrutturazione, è stato trasformato in un bel residence dall’aspetto civettuolo (“Le Viole”). Non sorge più isolato, ma circondato dagli alberghi dell’affollato  lungomare di Viserbella.

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il villino della principessa oggi è un residence (foto di mcm)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Conoscendone la storia ora verrà naturale, passandoci davanti, alzare lo sguardo e pensare alla principessa che, pur se per una sola stagione, lo abitò…

 

LA STAMPA del 13 luglio 1908

La “Regina” a Viserba a mare (Nostra corrispondenza).

10 luglio. Come vi ho annunciato per telegramma, è giunta a questa spiaggia sul mezzogiorno di oggi la ex-principessa Montignoso sposa Toselli, insieme col bambino, il domestico e la balia. Fino da ieri sera, appena letta sulla Stampa la notizia della prossima partenza della signora da Firenze alla volta di questo paesello, ho cercato di sapere in qual villino essa sarebbe scesa. Ma nessuno ancora aveva avuto sentore dell’imminente arrivo. Soltanto stamane il macellaio mi ha chiamato entro mentre passavo innanzi al suo negozio, e mi ha dato l’annuncio che il cuoco della “regina” era arrivato e che lei stessa sarebbe giunta oggi.

“Quale regina?” ho domandato, stupefatto.

“Ma quella che ha sposato un falegname.”

“Ah, ho capito. Ma né è falegname lui, né regina essa. Tuttavia ti ringrazio; e quale è la villa?”

Il macellaio è disceso dalle altezze del bancone, traversando i suoi molti avventori (a Viserba non c’è che un macellaio solo, un tabaccaio solo e un solo ciabattino, che adesso è in pellegrinaggio alla Madonna di Loreto. E il male è poco perché i bagnanti vanno scalzi, perfino a pranzo), è sceso fin sulla strada, l’unica vera strada che ci sia in paese, e facendo solecchio all’ardore divampante del mattino, mi ha accennato, col dito insanguinato, una chiazza bianca, quadrata, laggiù laggiù, fuori del paese, sullo spiaggione.

Fin laggiù sono andati a cercare il posto per il loro nido? E’ proprio vero che felicità non cerca compagnia! Quando poi oltre a essere felici si è o si è stati Principi, allora la solitudine diventa una parte essenziale del vivere.

Un mese fa il maestro Toselli venne a Viserba per scegliersi un villino. Vide quello e gli piacque fra i moltissimi che sono in Viserba, e che formano da un capo all’altro questo piccolo, nuovo, grazioso accampamento estivo. Stamane, dunque, mi sono recato a visitarlo. Il villino è chiuso tutto all’intorno da una cancellata e ha dinanzi il mare, di dietro, la sodaglia, con un pezzo di giardino. Quando io sono giunto, s’udivano dalla cucina i colpi di coltello menati dal cuoco sulla carne. Ho dato una voce, e il cuoco è venuto fuori. E’ un fiorentino autentico, sorridente e si vede., avvezzo a conoscere al fiuto i giornalisti.

“Quando arrivano i signori Toselli?”

“Devono arrivare oggi; sto preparando la colazione.”

“L’ora precisa del loro arrivo?”

“Non la so; ma arrivano da Rimini.”

E datami questa preziosa informazione, mi ha fatto cenno alla cucina, dove lo attendevano i suoi polli, e se ne è andato. Io sono rimasto un poco a guardare il villino. E’ un semplicissimo fabbricato a due piani, quadrato e piuttosto esposto alle intemperanze del sole e del vento di mare. D’agosto, mi pare che dentro quelle mura ci si debba stare come in un forno crematorio. Sulla spiaggia s’eleva il capanno grigio, di legno, come una garetta.

“Va bene, – ho detto – torneremo qui quando ci sarà la Principessa; per ora andiamo.”

E alle 13,40 sono andato alla stazione per vederli arrivare. C’erano una ventina di bagnanti; alcuni in accappatoio, altri in costume da bagno con una macchina fotografica a tracolla. La notizia s’era diffusa. C’era, sullo spiazzale, una pariglia di cavallucci bianchi, e una decina di donne del popolo e di bambini e di ragazzi attorno, che aspettavano la regina. Il popolo d’Italia è ancora cavaliere! Il capostazione è impensierito nel ritardo di questo trenino omnibus che porta una regina. Finalmente eccolo! Il sole è torrido, brucia gli occhi e porta via la pelle; ma non importa; quando il treno si ferma tutti escono dall’ombra della saletta d’aspetto e si precipitano all’assalto dell’unico carrozzone di prima classe che c’è in coda a tredici carrozzoni merci. Disillusione! La regina non c’è! I presenti si vendicano beffandosi gli uni gli altri. I più “rientrati” sono i fotografi. Il vetturino sacramenta che si farà pagare ugualmente la corsa! Io ho un’idea: ordino al vetturino di condurmi alla villa Toselli. Niente di più probabile che la signora sia giunta in carrozza da Rimini. Per cinque minuti, lungo un tratto di strada, corro il rischio di essere preso per il cuoco o per il marito, non so, di una Principessa. Ma presto siamo in pieno deserto. Le ruote affondano sulla sabbia. I cavalli bianchi vanno lenti come avessero da trainare una biga trionfale. Finalmente siamo costretti a fare alt. M’avvio a piedi verso la villa. Quasi dinanzi al giardino incontro una donna del luogo, arsiccia come una africana.  Domando: “E’ arrivata la regina?”

“No; è arrivata una donna e un’altra donna con un bambino; ma nessuna di quelle può essere la regina; non avevano la Corte dietro.” Sta bene, dico fra me, l’ho indovinata. Apro il cancelletto del giardino, mi affaccio all’uscio, metto dentro il mio naso impertinente di giornalista, e mi trovo dinanzi Sua Altezza in corsetto bianco, con il bambino al collo, in atto di cullarlo amorosamente. Come fugge la farfalla all’avvicinarsi della rete che il fanciullo agita verso di lei, cosi dinanzi al mio taccuino fuggì quella Buona mamma placida e borghese. Ho aperto la bocca da un mi scusi sincero; ma poi, ritirandomi, mi son pentito di quella scusa. Perché? Avevo veduto una madre col figlio in braccio. Niente di meno. O che importa se quella madre era anche una regina? Non c’era bisogno ch’io le domandassi scusa d’averla vista così. Anzi, se potrò, le voglio dire che m’ha fatto tanto piacere…

 

LA STAMPA del 7 agosto 1908

I coniugi Toselli a Viserba e la curiosità dei bagnanti.

Ci telefonano da Roma, 6, ore 23.

Mandano da Viserba a mare queste notizie sulla contessa di Montignoso e suo marito il prof. Toselli. Il maestro Toselli trovò a Viserbella, ad un chilometro circa da Viserba, una casetta bianca con portico romano, terrazzino inglese, cancellate moresche e mobili bolognesi, nell’insieme una casetta di poco prezzo, molto borghesuccia, capace di ospitare degnamente un capo sezione. Fiori non ve n’erano ma in compenso nel recinto ad essi riservato era un’abbondanza enorme di fili di ferro per stendere il bucato e pure una grande quantità di vaschette d’acqua. All’intorno, nessuna abitazione per molti e molti metri. Solo, accanto alla Casina bianca, provocante ed aristocratico e stizzoso, un villino rosso la dominava. Il primo dispiacere fu dato ai coniugi Toselli allorché a Rimini scesero dal diretto proveniente da Firenze per salire sull’accelerato, che li doveva trasportare a Viserba. Essi appresero che a Viserba già si sapeva del loro arrivo e che tutti i bagnanti in accappatoio erano alla stazione ad attendere l’ex regina. Al male fu presto riparato. I coniugi Toselli con una carrozza, invece che col treno, raggiunsero in fretta la loro dimora. La prima battaglia era cosi vinta. E i due coniugi per qualche tempo furono lasciati in pace e i loro giorni trascorsero felici. La prima colazione era servita sul terrazzino inglese ed il pranzo sotto il portico romano. Alle undici precise tutta la piccola famiglia, cameriera compresa, si tuffava in mare. La spiaggia era deserta e Luisa di Sassonia assorta tutta nelle commoventi materne cure prendeva parte a tutte le cure della casa. Delle vere scenate sono avvenute tra villeggianti e coloro che sono preposti alla gelosa custodia della casetta bianca. Oramai è venuto di consuetudine fare delle passeggiate fino a Viserbella per vedere la regina: è la reazione che si fa dopo il bagno.

“Ma è vero – è stato domandato a persona che più di ogni altra è in grado di saperlo – che tra i coniugi Toselli vi sono dissapori?”

“Ma che! Ma che!” è stato risposto.

Quello che vi è di vero è che ora i coniugi Toselli non hanno alcun’altra noia e dispiacere che quelli che procurano loro i bagnanti di Viserba.

 

“Viserbella. Da squallida distesa di dune a nuovo Eden dell’Adriatico”

(Manlio Masini, Guaraldi Panozzo ed. , 2002).

Il documento ufficiale che accerta il sorgere di un primo “nucleo balneare” a ponente della Fossa dei Molini, vero e proprio atto di battesimo di Viserbella, è un trafiletto di cronaca giornalistica apparso su Il Nautilo del 15 agosto 1907. Il periodico riminese, molto attento alle “notizie della calura”, primo fra tutte le testate locali, comunica ai propri lettori la nascita di una “nuovissima stazione balneare a circa 500 metri da Viserba a mare verso Bellaria”. Gli aggettivi utilizzati per descrivere Viserbella si sprecano: “in posizione amena e splendida, con una spiaggia sicura e vellutata, è ricca di acqua potabile, leggera e fresca, ed ha strade , già tracciate, lungo le quali il rezzo degli alberi sarà refrigerio dolce, nelle passeggiate, ai bagnanti…”.

La pubblicità, anima del commercio già a quel tempo, esagerava sul “prodotto Viserbella”, ma lo faceva a fin di bene, perché intendeva incrementare gli insediamenti urbani e favorire l’arrivo dei forestieri. Al di là delle belle parole, tuttavia, la “nuovissima stazione balneare” si componeva di tanto litorale allo stato brado, con zone addirittura paludose e malsane, di qualche casupola di povera gente e di due villini, nuovi di zecca, disponibili per accogliere i primi “temerari” villeggianti.

I proprietari delle due costruzioni, veri e propri pionieri di Viserbella, rispondevano ai nomi di Giulio Cesare Gamberini e di Augusto Aviano. Le loro “fabbriche”, a detta di Nautilo, erano gioielli di architettura in grado di attirare facoltosi vacanzieri e quindi di dare addirittura un’impronta aristocratica al luogo. Per questo motivo il giornale, seguendo la consuetudine del tempo che concedeva ampio spazio a tutte le novità del lido, si dilungava nell’illustrare con dovizia di particolari i pregi delle due abitazioni.

Il villino del ragionier Gamberini, progettato dall’ingegner Achille Gaiba di Imola, stando ai dettagli che ci fornisce il Nautilo, ha ambienti “ben disposti, spaziosi e luminosi”, arredati “con gusto squisito” ed è “signorilmente fornito di ogni agio e conforto moderno”: acqua corrente, water closet, giardino, stalla e garage. I mobili sono “firmati” dall’Ebanisteria faentina Castellani; le decorazioni in pittura sono opera dei fratelli Frascari di Imola, quelle in ceramica delle premiate Fabbriche riunite di Faenza; il tetto è realizzato “col nuovo sistema di tegole di cemento” della fabbrica Ferniani di Faenza.

Il villino Aviano, disegnato “con fine gusto d’artista” dallo stesso proprietario noto pittore friulano, risalta oltre che per la sobria architettura anche per l’elegante mobilio, “stile floreale”, anch’esso progettato da Aviano.

Entrambe le abitazioni, costruite da Raffaele Mussoni, “abile capo mastro” riminese, hanno terrazze che consentono di spaziare con lo sguardo “da un lato sull’immensa distesa azzurra del mare, dall’altro sul maestoso panorama appenninico, dal Latria al Tricuspidale San marino”.

 

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