Viserba e dintorni nell’ultimo libro di Elio Pagliarani

“I romagnoli sono i calabresi del Nord e i calabresi sono i romagnoli del Sud”, disse una volta Elio Pagliarani all’amico-scrittore Walter Pedullà, calabrese, che cura la prefazione al libro appena uscito intitolato “Pro-memoria a Liarosa (1979-2009)“, Marsilio Editore 2011.

Pedullà prosegue: “Vite in uscita dal mondo contadino dove i nostri genitori – vetturino il suo, sarto il mio – si abbruttivano dall’alba alla notte per mantenere i figli agli studi, che sia in Romagna sia in Calabria erano l’unico sbocco alla povertà”.

Il libro è nelle mie mani, appena consegnato dal corriere essendo stato acquistato on-line su www.ibs.it (prezzo di copertina 18.50 e., su Ibs c’è lo sconto, si può pagare anche contrassegno).

Profuma di nuovo anche per lo stile della narrazione: “Uno stile piano, nitido e scorrevole come non è mai stata la sua scrittura di poeta, che notoriamente scarta dal percorso, interrompe il discorso, scende nel parlato e spicca il volo verso il concerto arduo da mettere in musica moderna”, scrive Pedullà.

Nei prossimi giorni sarò quasi totalmente immersa in questa lettura, che si preannuncia decisamente interessante. Mi emoziona, sfogliandolo di fretta, constatare che una buona metà (da pag. 41 a pag. 176) è intitolata “Romagna”.

Elio parla di Viserba e dintorni fra il 1920 e il 1950 circa, per intenderci.

Per dare un’idea di quanto prezioso sia questo libro per viserbesi e riminesi, trascrivo alcuni titoletti riferiti, appunto, alla “Prima Parte” del volume.

Ricordi dei primi tre anni mangiatoia, badile.

La casa di Viserba, il giardino.

La signorina Bartolini (le foglie di ligustro).

I Bartolini, il “Rospo”, la “Maresciala”.

L’acqua fresca di Viserba.

A pugni con Francesco Cevoli, fionde, sassi, pistole ad acqua.

Le carte, giochi avventurosi. “Capannina”, “E Carriùl”. Furti di frutta.

Scuola. La maestra Perdicchi.

Claudio Bagli e l’occhio dipinto.

Le veglie per le “Fole”. La Sina.

Gli zii Vici “Barnocc”. La favola dello “zio lupo”.

Lo zio Fin (Serafino). La vita a casa Vici. Il bavero di pelliccia.

Il cugino Giovanni, lo “staretz”.

L’altro cugino della corderia e i tre fratelli operai. Sparatoria.

Villa dei Bernardi. I due clan (della via Pallotta; di Giosuè). Il “Pavoun” carrettiere. Don Oreste. Nicola.

Don Arcangelo Biondini. Trasgressione e misticismo (Ostia, scommesse con il Signore).

Le navi da guerra a Rimini. Spiaggia, sassi sull’acqua, mare in burrasca. La sorella, zio Gino.Via Lamarmora, il conte Diego di Costa Vissara, la “vedova”.

Il “genero”, “Micc”, “e’ matt”, Finoti e le squadracce.

Le “ligere” Giari, Barbecc, Malet.

Scuole elementari. La maestra e il figlio aviatore. Matematica. I Matteotti.

Zio Fernando, la lite, i cavalli, babbo, caffè, carte, la “pasta compra”, Ferruccio, pasti, merende.

Il ’39 a Viserba, Pitrìn ‘d Pozz, Morri, Zanotti, Pavacch: i poveri e i ricchi di Viserba. La vedova senza marito. La cavalla comprata da Pitrin, Le cambiali.

I tre rami dei Pagliarani. Mariù Pascoli.

La guerra, il razionamento del pane. I mulini, le donne.

Dottor Lazzarini. Maria Morolli. I “tucùl” .

L’8 settembre. Berto Olivieri. Il Lager nella ex corderia: il russo e la piantina, il pane. Bombardamento di Rimini. Tempo Malatestiano.

La linea incerta del fronte. Guerrino della Sina. Sfollati da casa. Villa Serena.

Prossimamente, trascriverò le cose più interessanti… In attesa di accogliere i miei concittadini Elio e Cetta, speriamo fra qualche mese, per farmi fare la dedica sul libro.

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