C’è su internet, quindi è vero

“Non puoi costruire una casa senza chiodi e legname. Se vuoi che la casa non si costruisca, fa’ sparire chiodi e legname. Se non vuoi un uomo infelice per motivi politici, non presentargli mai i due aspetti di un problema, o lo tormenterai; dagliene uno solo; meglio ancora, non proporgliene nessuno. Fa’ che dimentichi che esiste una cosa come la guerra. Se il Governo è inefficiente, appesantito dalla burocrazia e in preda a delirio fiscale, meglio tutto questo che non il fatto che il popolo abbia a lamentarsi. Pace, Montag. Offri al popolo gare che si possono vincere ricordando le parole di canzoni molto popolari, o il nome delle capitali dei vari Stati dell’Unione o la quantità di grano che lo Iowa ha prodotto l’anno passato. Riempi loro i crani di dati non combustibili, imbottiscili di ‘fatti’ al punto che non si possano più muovere tanto sono pieni, ma sicuri d’essere ‘bene informati’. Dopo di che avranno la certezza di pensare, la sensazione del movimento, quando in realtà sono fermi come un macigno. E saranno felici, perché fatti di questo genere sono sempre gli stessi. Non dar loro niente di scivoloso e ambiguo come la filosofia o la sociologia affinché possano pescare con questi ami fatti ch’è meglio restino dove si trovano. Con ami simili, pescheranno la malinconia e la tristezza. Chiunque possa far scomparire una parete TV e farla riapparire a volontà, e la maggioranza dei cittadini oggi può farlo, sarà sempre più felice di chiunque cerchi di regolo-calcolare, misurare e chiudere in equazioni l’Universo, il quale del resto non può esserlo se non dando all’uomo la sensazione della sua piccolezza e della sua bestialità e un’immensa malinconia.”

Così si rivolge il capitano Beatty al sottoposto Montag nel romanzo di Ray Bradbury Fahrenheit 451. I due sono vigili del fuoco impegnati a distruggere tutti i libri esistenti in una fantomatica società del futuro (il libro è stato scritto nel 1951) governata attraverso la televisione.

Ho appena fatto un giro sui diversi canali televisivi, questa sera. Il menu è sempre lo stesso: quiz milionari, pacchi vari, ruote della fortuna, identità da scovare. Dall’altra parte, gente che viene uccisa in tutti i modi, sangue che scorre, odio e violenza in mille salse.

Riapro “Fahrenheit 451” alla pagina che mi aveva colpito, ieri sera, e vedo la società di oggi, dove “chiunque possa far scomparire o riapparire una parete Tv” (è l’equivalente di “chiunque tenga in mano un telecomando”) dovrebbe “essere più felice di chiunque cerchi di regolo-calcolare, eccetera…”. Almeno secondo l’intenzione di chi dirige il grande circo.

Sto leggendo “Fahrenheit 451”, che ancora mi mancava, a causa di una discussione aperta nei giorni scorsi con una persona che dovrebbe saperne più di me.
Prima di insistere su quanto affermo, di solito preferisco verificare cercando conferme. Soprattutto quando mi scontro con qualcuno che invece ritiene di essere depositario dell’unica verità.
In breve: quel qualcuno ha scritto “il celebre romanzo di Bradbury ‘Farhenait 451’ (sic!)”. Ho qualche vago ricordo delle lezioni di fisica, più di trent’anni fa, ma ascolto spesso la trasmissione quotidiana sui libri di Radio Tre e ho letto chissà quante volte del film di Michael Moore. Quindi mi sono affrettata ad avvisare Tizio del refuso in cui era inciampato, pasticciando con un paio di “acca” e con la pronuncia tedesca.
“No, no. Non è un errore. Sei tu che sbagli! – ha risposto con sicurezza – Guarda che su internet è scritto così. E poi, me l’ha confermato Caio, il mio copywriter di fiducia.”
“Mah – ho pensato – Se mi contestano in due con tanta certezza, forse sono davvero io che sbaglio. Magari il romanzo inizialmente aveva un altro titolo, forse per qualche motivo provocatorio.”

E così ho cercato il libro, che tra l’altro, come dicevo sopra, ho scoperto essere molto attuale.
Per la cronaca: è vero che se su Google si digita Farhenait si trovano 10.500 risultati, ma se si cerca Fahrenheit (scritto giusto) ce ne sono quasi venti milioni.
La convinzione di Tizio e di Caio (“C’è su internet, quindi è vero”) è la prova che questa società non solo è basata sulle verità (?) che escono dallo schermo televisivo, ma anche sulle certezze (?) che troviamo in rete.
La controprova?

Cerco un nome conosciuto a livello planetario, quello del mio concittadino più famoso. Su Google ci sono 655 siti che lo ribattezzano Federico Felini.
Va a finire che dovremo togliere un’elle all’aeroporto, qui a Rimini…

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