Il clavicembalo di Bach, lo chef e la voltapagine

Per la prima volta, ieri sera, ho ascoltato le note pizzicate del clavicembalo. Per la Sagra Musicale Malatestiana, una delle più interessanti  manifestazioni culturali della mia città, l’appuntamento era  a Castel Sismondo, in una delle sale al piano superiore della fortezza costruita nel XV secolo da  Sigismondo Pandolfo Malatesta.
Il programma mi incuriosiva perché alle musiche di Bach, eseguite dal gruppo bolognese Cappella Augustana, era abbinata una non meglio definita performance culinaria dello chef Cesare Marretti. Sì, proprio lui, il fantasioso cuoco con cui ho fatto coppia alla trasmissione di Antonella Clerici La prova del cuoco e che in mio onore aveva battezzato la ricetta presentata in quell’occasione Strozzapreti di Cristella”.
Mentre dal palco le note di Bach incominciavano a creare l’atmosfera attraverso il clavicembalo di Matteo Messori e degli altri solisti del suo gruppo, un grande schermo mostrava i gesti di Cesare.
Mani di chef in bianco/nero. Strumenti pure loro. Dieci dita aggiuntive che hanno concertato insieme a violini, flauto, violoncello e clavicembalo, offrendo stimoli sensoriali diversi dalla musica (ma non non per questo fuori posto).
Dita che raccoglievano, bagnandosi col dolce succo, pezzi di frutta appena tagliata immersa in una grande ciotola. Dita che strizzavano limoni, stimolando automaticamente le papille gustative degli spettatori. Dita che, roteando con maestria l’apposita frusta, montavano una morbida e candida panna dove ciascuno avrebbe voluto tuffarsi…
Esperienza nuova, dunque, vissuta dalla poltroncina della platea con tutti i sensi accesi. Gratificati al termine, quando, fra gli applausi, lo chef ha offerto agli spettatori una coppa della sua “Mousse di Cesare Marretti”.
“Esecuzione unica – ha specificato Cesare all’amica Cristella – questa ricetta era solo per Bach e per questo concerto di Rimini.”
Come Paganini. Marretti… non ripete.
A parte l’aspetto gastronomico, sia chiaro che la serata è riuscita anche grazie all’esecuzione dei musicisti, che hanno meritato i lunghi applausi del pubblico.
Dalla mia postazione in terza fila ad un certo punto ho vissuto un momento magico: vedevo il violoncellista e il clavicembalista, esattamente di fronte a me, come incorniciati dalle sagome di chi mi era seduto davanti, assecondare col dondolio del corpo il ritmo della musica che stavano eseguendo, quasi rapiti. Ogni tanto, come un’apparizione: la voltapagine, tutta presa nel suo compito. Illuminato dalla luce giusta, sullo sfondo del nudo muro di mattoni di Castel Sismondo, il suo bel volto di Madonna colorava la scena, come un dipinto d’artista…

2 pensieri su “Il clavicembalo di Bach, lo chef e la voltapagine

  1. Signor Ponza

    Fino a qualche tempo fa per me “clavicembalo” era solo una parola piuttosto buffa. Ora lo associo a uno strumento, che però non ho ancora avuto il piacere di sentire.
    Saluti
    Ponza

  2. Cristella

    Che sorpresa! Benvenuto a casa di Cristella, Signor Ponza!
    Ti conosco (ancora poco, ma approfondirò) attraverso il blog di Placida Signora (visto com’è stata brava oggi a Uno Mattina?).
    Il suono del clavicembalo è simile a quello della spinetta (penso appartengono alla stessa famiglia di strumenti. Antico nel suono e nell’aspetto. L’altra sera mi ha colpito anche il contrasto: vederlo suonare – da un “ragazzetto” – con lo stesso coinvolgimento che avrebbe un coetaneo alle prese con sintetizzatori o chitarre elettriche dell’ultima generazione…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.